Sappiamo che non ce ne sarà bisogno alcuno, visto che le nostre banche sono solide e così spero di voi, ma riteniamo utile segnalare uno schema di esecuzione di un eventuale bail-in che avrebbe il pregio di conseguire la sostanziale parità di trattamento tra investitori nella stessa tipologia di obbligazioni, la protezione dei piccoli risparmiatori ed il rispetto delle norme vigenti. Uno schema talmente lineare e di semplice esecuzione che in nessun caso verrà anche solo preso in considerazione dai policymaker, non solo italiani.
La proposta, rilanciata da Ft Alphaville, è di Adam Lerrick, attualmente in forza all’American Enterprise Institute, e segue la falsariga dello schema di bail-in che Lerrick stesso propose a seguito dal caos provocato mesi addietro dalla banca centrale portoghese. Che, dovendo ricapitalizzare per due miliardi Novo Banco, la good bank nata dalle ceneri di Banco Espirito Santo, ed avendo deciso che i piccoli risparmiatori dovessero essere protetti, decise di trasferire alla bad bank cinque emissioni obbligazionarie senior non garantite aventi taglio minimo d’investimento di 100.000 euro, che di solito è lo spartiacque tra piccoli risparmiatori al dettaglio ed investitori istituzionali. In effetti, le emissioni trasferite erano possedute quasi interamente da istituzionali. Ma altri istituzionali possedevano altri bond senior non garantiti che non vennero immolati, cioè trasferiti alla bad bank. Questo è un caso eclatante di disparità di trattamento tra investitori in titoli della stessa specie, ed infatti ha portato con sé una tempesta di azioni legali, oltre ad un robusto colpo alla credibilità ed autorevolezza della banca centrale portoghese.
La proposta di Lerrick, semplice, lineare, di immediata comprensione e mutuata dallo schema applicato ai depositanti in caso di risoluzione bancaria, era la seguente. Dopo aver fissato le esigenze di ricapitalizzazione della banca, le sue obbligazioni vengono aggregate per tipologie omogenee (ad esempio, senior garantite, senior non garantite, subordinate). Poi si agisce sulla tipologia di bond da sacrificare (ad esempio, i subordinati). In essa, si stabilisce la quota parte da salvare, quella che corrisponde all’investimento dei piccoli risparmiatori. Lerrick identifica tale soglia da proteggere in 200 mila euro, ma potrebbe trattarsi anche del solito spartiacque di 100 mila euro, usati per i depositanti. La quota non protetta, cioè sacrificabile, viene convertita in azioni o trasferita alla bad bank. Le perdite eccedenti la franchigia sono imputate pro-rata. In tal modo si realizza una perdita proporzionalmente identica per tutti, sullo stesso strumento finanziario, sopra la quota di “franchigia” intesa come protezione del piccolo risparmiatore.
Lo schema è davvero accattivante, qui trovate il dettaglio con esempio numerico relativamente allo sciagurato caso portoghese. Calandolo nel caso italiano, Lerrick stima che oltre il 90% degli obbligazionisti retail uscirebbe indenne dal bail-in, usando la soglia dei 200 mila euro. C’è da precisare che in caso di bail-in tale da coinvolgere tutti i bond subordinati della banca la protezione ai piccoli risparmiatori non potrebbe avvenire perché, a causa di essa, si raggiungerebbe il tetto di bail-in e si renderebbe necessario colpire investitori che sono ad essi sovraordinati (i senior non garantiti), e ciò non potrebbe legalmente avvenire. Ma si tratta di un caso del tutto particolare oltre che piuttosto cruento. Ma tanto il problema non si pone: non ci sarà alcun bail-in perché le nostre banche sono solidissime, ed i problemi stanno a Brema e Francoforte. Però, quando il bail-in arriverà, ricordiamoci di questo ingegnoso schema.