Soluzioni e scorciatoie

Tra le pieghe della torrenziale requisitoria compiuta da Luca Cordero di Montezemolo all’assemblea annuale di Confindustria, tutta improntata alla strenua difesa dell’imprenditoria italiana e dei suoi atrofizzati animal spirits, si segnala il grido di dolore sull’Irap, che va abolita d’urgenza, per recuperare competitività. In sala, un diligente Romano Prodi prende appunti. Al termine della relazione di Montezemolo, il Professore scolpisce:

«La relazione di Montezemolo è forte e bella. Non ha nascosto i problemi del paese. E’ però responsabilità della classe politica di questo paese essere uniti. E proprio per questo “ ha continuato il Professore – ho chiesto l’unità dell’Ulivo. La sua forza è indispensabile per salvare l’Italia».

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Una teoria cospirativa propaga la poliomielite

di Daniel Pipes
New York Sun
24 maggio 2005
Pezzo in lingua originale inglese: A Conspiracy Theory Spreads Polio

Una campagna mondiale avviata nel 1988 per debellare l’infezione della poliomielite stava per avere successo quando, all’inizio del 2003, una teoria cospirativa attecchì nella popolazione musulmana della Nigeria settentrionale. Quella teoria cospirativa è riuscita a far ritornare la poliomielite a delle proporzioni epidemiche.

Autore della teoria sembra essere un certo Ibrahim Datti Ahmed, 68 anni, medico e presidente del Consiglio supremo nigeriano per la legge della Shari’a. Ahmed, un islamista, accusa gli americani di correggere il vaccino con un agente che rende sterili le bambine (oppure, in base a un’altra teoria, che le infetta con l’AIDS) e li considera, come scrive John Murphy sul Baltimore Sun, “i peggiori criminali che esistono sulla Terra (…) Persino Hitler non fu malvagio quanto lo furono loro”.

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Germania, verso una “sindrome italiana”?

(ANSA) – BERLINO, 25 MAG – La decisione dell’ex leader socialdemocratico Oskar Lafontaine di lasciare dopo 39 anni la Spd è stata commentata in termini positivi da Otto Schily, ministro dell’interno, e tra i più autorevoli esponenti del partito socialdemocratico tedesco.
”Lafontaine è una figura tragica. Ma lui ci dà una chance, quella di far capire più chiaramente alla gente che noi siamo un partito di centro”, ha detto Schily in dichiarazioni oggi al secondo canale pubblico Zdf.
Lasciando la Spd, Lafontaine ha annunciato la sua intenzione di voler lavorare per la formazione di un nuovo blocco unitario a sinistra del partito socialdemocratico, a cominciare dall’unione tra la Pds, il partito dei postcomunisti, e la WASG (Alternativa elettorale per il lavoro e la giustizia sociale), la nuova formazione della sinistra fondata da sindacalisti e dissidenti dell’ala sinistra Spd per protesta contro il programma di riforme del Governo di Gerhard Schroeder. Non è chiaro tuttavia se il poco tempo che resta fino alle elezioni anticipate consentirà la creazione di una tale nuova lista di sinistra.

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Mosche cocchiere

Su LaVoce.info appare un solenne ed inacidito “appello” della redazione al ministro dell’Economia, Siniscalco. Più che di un appello, si tratta di un esplicito invito a dimettersi. Fin qui, non si tratta di un avvenimento destinato a lasciare profonde tracce nelle nostre esistenze. In Italia, per tradizione ancestrale, l’iniziazione alle tecniche dialettiche e retoriche avviene di norma chiedendo le dimissioni di qualcuno, come insegna l’unità primigenia di socializzazione politica del nostro paese, il condominio, dove abitualmente si svolge il rito di passaggio della richiesta di dimissioni dell’amministratore. Quello che tuttavia colpisce è il tono dell’”appello”, molto simile ad un anatema, e le argomentazioni utilizzate. Si parte con un incipit da Fine dei Tempi:

Si riapre pericolosamente lo spread fra Btp e Bund e, con la decisione Eurostat, il rapporto fra debito pubblico e Pil torna ad aumentare dopo 10 anni. Ci vorrebbero mani salde alla conduzione della politica economica. Ma non c’è spazio per i tecnici in questo governo. E non c’è controllo democratico su chi davvero decide. Inquietante.

E si sviluppa il tema, peraltro con scarsa coerenza:

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Franco Marini Dixit (3)

“Mi ricordo che una volta, nei rapporti tra partiti comunisti, c’era il cosiddetto “intervento fraterno”. Ora parlano della necessità di “convincerci“, ma in realtà vuol dire costringerci. Senza parlare della minaccia di scatenare schiere di girotondini contro di noi. Mi sembra di tornare ai tempi dell’unità sindacale, quando bastava poco per beccarsi l’etichetta di antiunitario.”

Free Clementina

Che volete farci, siamo assuefatti e spossati, dicono i pacifinti…

IMBARAZZO TRA I PACIFISTI. «I CORTEI? SIAMO STANCHI»
Il manifesto : «Giuliana aveva dietro una famiglia»

ROMA – Non è il momento di chiedere a che ora, e dove, e quando, ci sarà un corteo per invocare la liberazione di Clementina, perché i grandi capi del movimento pacifista italiano non sanno cosa risponderti, perché allargano le braccia e scuotono la testa: perché non hanno organizzato ancora niente, nemmeno un sit-in, nemmeno una fiaccolata.

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