André Glucksmann: il significato del D-Day

Mi è spiaciuto, 10 anni fa, per l’assenza del Cancelliere tedesco alle celebrazioni in Normandia. Oggi non voglio nascondere la mia soddisfazione, personale e filosofica, per la sua presenza all’anniversario del D-Day. (…) Grazie a quanti hanno permesso ai francesi di oggi di essere in grado di pensare in termini diversi da nazismo o stalinismo. Grazie a chi ha mandato …

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Unione europea, vera democrazia?

Il politologo John Fonte è uno dei principali esponenti del pensiero neoconservatore statunitense. A Washington dirige il Center For American Common Culture dell’Hudson Institute, occupandosi tra l’altro di immigrazione e assimilazione, relazioni internazionali, sovranità e democrazia costituzionale. In questo contesto, è interessante analizzare la critica che egli muove alla costruzione unitaria europea. Secondo Fonte, è in atto uno scontro tra …

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André Glucksmann: un anno migliore

Il 2003 si è chiuso gradevolmente. Le persone oneste hanno potuto festeggiare la caduta di un tiranno abominevole, preso per la collottola -una volta tanto- acquattato tra la spazzatura. Non male l’inizio del 2004. Gheddafi sembra disposto a rinunciare a far esplodere in volo aerei carichi di passeggeri. L’Iran annuncia concessioni in ordine alle sue ambizioni nucleari. Il governo pachistano …

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Babbo Natale? Uno yeti psichedelico siberiano

(di Giulio Gelibter) (ANSA) – MOSCA, 23 DIC – Babbo Natale discenderebbe dal mitico Yeti nel quale resterebbero tracce del dio-bestia antico ”progenitore” degli sciamani siberiani che, in occasione del solstizio d’ inverno, portavano come regalo attraverso il tetto funghi allucinogeni? Questa immagine poco rassicurante del personaggio più popolare delle feste di fine anno emerge da ricerche di antropologi, etnobiologi …

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Cervelli in fuga

Il presidente Ciampi è diventato ormai, come i suoi predecessori e per ruolo costituzionale e istituzionale, un classico e frusto esempio di “macchina da auspici”: uno di questi è relativo alla lotta contro la “fuga dei cervelli”, altrettanto frusta espressione che indica l’emigrazione di molti dei nostri migliori talenti in tutti i campi, e non solo in quello della ricerca …

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Indro Montanelli, storia di un altro italiano

Sul Risorgimento, lo Stato e il federalismo – “La Repubblica (…) si presentava come depositaria dei valori della Resistenza, un mito ancora più falso di quello del Risorgimento. Che non era stata affatto, come pretendeva di essere, la lotta di un popolo in armi contro l’invasore, bensì una lotta fratricida tra i residuati fascisti della Repubblica di Salò e le forze partigiane, di cui l’80 per cento si batteva (quasi mai contro i tedeschi) sotto le bandiere di un partito a sua volta al servizio di una potenza straniera.” (…) “Il Risorgimento come epopea dello spirito unitario e patriottico è un falso storico. Il Risorgimento fu un fatto elitario, passato sopra le teste del popolo che se lo ritrovò scodellato insieme all’unità del Paese. L’Italia, insomma, nacque da una montagna di patacche su cui campiamo da oltre 150 anni a prezzo, si capisce, d’altre patacche, come quella di uno stato centralistico garantito solo dalla sua inefficienza. Lo Stato italiano è prepotente, vessatorio, talvolta anche persecutorio. Ma non perché sia forte, anzi proprio perché è debole. Il federalismo ha bisogno invece di un radicato sentimento d’identità nazionale che faccia da diga alle spinte centrifughe che il federalismo stesso scatena. E se l’Italia ne infila la china, non ha in mano i freni per poter regolare la corsa, e si sfascia.”

Sul sistema cultural-propagandistico togliattiano – “I metodi dei comunisti erano quelli della scuola delle Frattocchie, che stava a metà tra il convento medievale e la caserma prussiana. Per prima cosa, dunque, si impadronirono degli archivi della polizia segreta, del Ministero dell’Interno e del Minculpop. Comincio così il grande ricatto al quale tutti, o quasi tutti, gli intellettuali italiani si piegarono perché tutti, o quasi tutti, compromessi col regime: che peraltro, in cambio di titoli e prebende, richiedeva al massimo qualche omaggio formale, e talvolta nemmeno quello. (…) quanto ai renitenti, adottò due tattiche: o l’accusa di fascismo, oppure il silenzio su tutto quello che dicevano o facevano. Il caso forse più clamoroso fu l’ostracismo dato a Giovannino Guareschi, il cui “Candido” costituì, assieme al “Borghese”, una delle pochissime voci controcorrente di quegli anni. Il suo Don Camillo è certamente l’opera più significativa dell’immediato dopoguerra. Il pubblico lo comperava a decine di migliaia di copie, lo traducevano persino in giapponese, ma per la nostra critica letteraria non esisteva.”

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Esportare la democrazia?

La guerra in Iraq ha sollevato il dibattito (a dire il vero, lo ha riproposto) circa la possibilità di favorire l’instaurarsi di modelli di organizzazione politica di tipo democratico anche nei paesi islamici, cioè essenzialmente sull’universalità del modello di democrazia liberale. Molti leader politici e culturali del mondo islamico (con la significativa aggiunta della Cina) ritengono che l’enfasi posta su …

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Robert Kagan, “Paradiso e potere – America ed Europa nel nuovo ordine mondiale”

Spesso si dice che gli Stati Uniti sono imprigionati in una concezione hobbesiana delle relazioni internazionali, quella dell’homo homini lupus, un mondo anarchico in cui leggi e regole internazionali sono inaffidabili e la vera sicurezza, la difesa e l’affermazione dei valori liberali dipendono ancora dall’uso della forza, mentre l’Europa, anche grazie alla costruzione unitaria, è entrata in un paradiso post-storico di pace e relativo benessere: la realizzazione della “pace perpetua” di Kant. Da questa diversa visione del mondo scaturiscono le divergenze profonde di oggi tra le due sponde dell’Atlantico, che stanno facendo venir meno, o perlomeno ridefinire, il concetto tradizionale di “Occidente”. Ma è davvero così? Gli Americani sono un popolo di bruti e aggressori, sempre pronti a prendere il fucile ed applicare la pena di morte, in patria e fuori, mentre gli europei rappresentano il trionfo della logica, del negoziato, dei legami commerciali ed economici per cementare le nazioni? A questa domanda tenta di rispondere Robert Kagan, col suo saggio “Paradiso e Potere”. I risultati a cui giunge sono ampiamente condivisibili.

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