Come ampiamente prevedibile, il governo italiano si accinge a mettere in cantiere la terza edizione dello scudo fiscale per il rimpatrio e la regolarizzazione dei capitali detenuti all’estero, dopo quelli del 2001 e 2003. I fondi recuperati servirebbero anche per il finanziamento della ricostruzione delle zone terremotate in Abruzzo. Probabile un decreto-legge nel consiglio dei ministri successivo a quello in programma per domani mattina. Il bottino dei fondi italiani all’estero è stimato in circa 600 miliardi di euro, per i capitali sanati in rimpatrio le indiscrezioni parlano di una imposta sostitutiva del 10 per cento. Lo scudo fiscale del 2001 era stato in parte snaturato perché i contribuenti (si fa per dire, viste le circostanze) non avevano obbligo di rimpatriare i capitali dichiarati e sanati, secondo Tremonti per decisione della Commissione europea. Le motivazioni del rimpatrio sono evidenti: creare una domanda aggiuntiva per l’investimento in titoli di stato e recuperare risorse tributarie con l’imposta sostitutiva. Risorse preziose, visto l’onere richiesto per la ricostruzione delle zone terremotate.
Arriva lo scudo fiscale antisismico
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