Questo è il periodo dell’anno in cui si inizia a discutere dei contenuti della legge di bilancio e la politica lancia i soliti ballon d’essai sotto forma di “documenti” messi sotto il naso della stampa, in modalità buca delle lettere anonime o quasi. Non sfuggiamo alla tradizione perché oggi su alcuni quotidiani si torna a leggere di “flat tax” applicate alle parti variabili dei salari, intese come straordinari, festivi, lavoro notturno e produttività. Ma si legge anche di interventi fiscali per agevolare il tempestivo rinnovo dei contratti collettivi.
Altra flat tax incrementale
Come si nota, torna il concetto perverso di flat tax incrementale, che proprio il governo Meloni ha usato all’inizio della propria vita, per pagare una cambiale verso una precisa parte del suo elettorato.
- Leggi anche: La flat tax incrementale è soltanto un’illusione
Andiamo con ordine. Oggi è già in essere la detassazione del salario di produttività, che prevede un’imposta sostitutiva del 5 per cento al posto dell’aliquota marginale Irpef, a valere su premi di risultato entro i 3.000 euro lordi annui, che la legge di bilancio 2025 ha confermato per il triennio 2025-27. Possono beneficiarne i lavoratori dipendenti con redditi complessivi inferiori a 80.000 euro l’anno precedente. L’imposta sostitutiva in vigore in precedenza, per questa tipologia di reddito, era del 10 per cento.
Una misura che, ab origine, già puzza di violazione dell’equità orizzontale (stessa tassazione per uguali redditi), ma queste sono diventate ubbìe per puristi di scienza delle finanze. Che questa agevolazione sia limitata al cosiddetto salario di produttività ha qualche senso, anche se la sua applicazione necessita della presenza di contratti integrativi aziendali, che non sono esattamente la regola in molte parti del paese, peraltro facilmente identificabili.
Ma se obiettivo è quello di aumentare il netto in busta su base generalizzata, quindi includendo anche notturni, festivi, straordinari e fors’anche i rinnovi contrattuali, direi che ci mettiamo su un percorso di scarso senso economico, ma soprattutto pericoloso. Nel senso che, se dobbiamo continuare a creare buchi nel gettito Irpef per aumentare il netto in busta ai redditi medio-bassi, finiamo a strangolare tutti gli altri redditi sottoposti a Irpef. Quelli dei Kulaki, in caso non si fosse compreso. Comprendo il concetto di progressività ma qui si sta andando oltre, decisamente.
Rinnovi tempestivi a carico di Pantalone
L’altro pallone-sonda è quello relativo al puntuale rinnovo dei contratti collettivi. Anche qui, per motivi a me insondabili, ci dovrebbe pensare la signora fiscalità generale:
C’è già una bozza che gira nei corridoi dei palazzi e stabilisce, in caso di rinnovo dei contratti collettivi perfezionato nei sei mesi antecedenti la scadenza naturale, o nei sei mesi successivi, che gli incrementi retributivi introdotti non siano soggetti a tassazione nella misura del 50 per cento per tre anni.
Una sola domanda: perché? Per quale motivo la fiscalità generale, cioè soprattutto chi paga l’Irpef e non ha modo di sottrarsi ad essa, dovrebbe pagare per il tempestivo rinnovo di un contratto collettivo di lavoro? Qui, in pratica, viene inventato un moto perversamente perpetuo: nel senso che, per ridurre l’Irpef ad alcuni si finirebbe, con grande probabilità e per manifesta mancanza di alternative, ad alzare l’Irpef ad altri, i soliti noti. L’alternativa è la stessa cosa, anzi peggio:
La bozza individua, in alternativa, che gli incrementi retributivi introdotti siano soggetti a tassazione Irpef nella misura del 5 per cento per tre anni.
Per contro,
[…] in caso di mancato rinnovo dei contratti collettivi entro 24 mesi successivi alla naturale scadenza, si procederebbe con un meccanismo automatico: a decorrere dal mese di luglio di ciascun anno e fino al rinnovo contrattuale le retribuzioni verrebbero adeguate alla variazione dell’Ipca (l’indice dei prezzi al consumo per i Paesi Ue), entro il tetto massimo del 5 per cento annuo.
Questa sarebbe una sorta di indennità di vacanza contrattuale rinforzata, anche se non è chiaro se si parla di variazione cumulata Ipca a decorrere dal primo giorno post scadenza del CCNL ed erogata in caso lo stallo prosegua dopo 24 mesi, oppure di partenza differita dell’indennità dal venticinquesimo mese dopo la scadenza. Vi confesso che sono stupito che questa penalità non sia anch’essa messa a carico della fiscalità generale. Forse una svista dell’occulto soffiatore di ballon d’essai?
Misure non posticce
Per sintetizzare: è ormai incistata la cattiva prassi di tentare di sostenere i redditi di lavoro più bassi intervenendo con la fiscalità generale, con le famose flat tax che tanto piacciono alla politica impotente. Ciò finisce col devastare l’Irpef e aumentare la pressione fiscale a danno degli agiati percettori di redditi superiori alle fatidiche soglie, quella classica dei 35 mila ma anche quella dei 50 mila e quella dei 75 mila che di recente ha fatto il suo debutto in società per rieducare i plutocrati. Poi leggerete e sentirete, nei rancidi “panini” serali dei tg, che l’urgenza è quella di ridurre le tasse al ceto (del dito) medio.
Due cose si finge di non capire: che c’è un evidente problema dei contratti collettivi nazionali di lavoro a tutelare il potere d’acquisto, e che sarebbe tempo di avere il coraggio di ammetterlo e pensare alla decentralizzazione della contrattazione a livello aziendale e territoriale; la seconda, che tutte queste contorsioni sarebbero in parte non marginale evitabili e il potere d’acquisto preservato in misura altrettanto significativa, se esistesse la automatica indicizzazione degli scaglioni d’imposta. Cioè se il fiscal drag venisse sterilizzato. Certo, costa. Ma rende.
Poi, si possono anche studiare fantasiose forme alternative di copertura rigorosamente temporanea, come le rottamazioni infinite che non rottamano un beneamato nulla o le sanatorie per gli autonomi che aderiscono al concordato preventivo. Oppure “far pagare le banche”, magari spingendo più in là i benefici sugli attivi fiscali differiti (Deferred Tax Assets, DTA). Ma così facendo non si risolve nulla. Che poi è il motivo per offrire a questi illusionisti i riflettori dopo ogni estate.
(Immagine creata con ChatGPT)



