La crescita spagnola svetta da tempo nel cupo panorama europeo, dentro e fuori dall’Eurozona. Tra i motivi, l’andamento brillante di consumi e investimenti mentre il costo dell’energia non può essere considerato la determinante perché il famoso tope, cioè il tetto al prezzo del gas, è terminato due anni addietro, anche se in Italia qualcunə non se ne è ancora accortə. Ma a parte ciò, nel nostro paese c’è chi non dorme mai, nella sua diuturna attività di celebrazione delle virtù nascoste della nostra economia.
Le droghe immaginarie della crescita spagnola
E quindi, Marco Pangloss Fortis, sul Sole del 23 novembre, si è dedicato al debunking (spoiler: immaginario) della sovraperformance dell’economia spagnola rispetto a quella italiana. Una doverosa premessa: la Spagna sta vivendo un boom di immigrazione, che contribuisce a gonfiare il tasso di crescita del suo Pil assai più di quello che accade al Pil pro capite, metrica molto importante ma sin qui sottovalutata o ignorata.
- Leggi anche: Pil pro capite, la crescita oltre le narrazioni
Che fa, quindi, il buon Fortis? Afferra il suo strumento preferito, un cesto di ciliegie, e inizia a sezionare i dati. Grassetti corsivi miei:
Se alla Spagna togliamo il suo squilibrato incremento demografico (prevalentemente di immigrazione) e l’altrettanto galoppante aumento dei consumi pubblici, la sua crescita economica reale per abitante dal 2020 al 2025 rimane modestissima, pari a un +0,29% medio annuo, vale a dire meno di un terzo di quella dell’Italia, pari a un +1,05% medio annuo. Tra i grandi Paesi dell’Euroarea, soltanto la Grecia, con un +1,82% medio annuo, precede l’Italia per crescita del PIL per abitante se si mantengono invariati i consumi pubblici ai livelli pre-Covid del 2019.
Quindi, vediamo: il dato utilizzato da Fortis è la crescita del Pil pro capite in ipotesi di crescita reale zero della spesa pubblica. Ma perché?, vi chiederete. Non lo so. Quello che so è che non è possibile espungere una componente del Pil dalle altre e che con le altre interagisce, in senso di sinergia o dissinergia. Eppure, Fortis ha scoperto questo ricco filone di ricerca e sta facendo indigestione di ciliegie. E quindi tiene a farci sapere che è tutto drogato dalla crescita della popolazione e da quella della spesa pubblica, mentre la crescita italiana fa a meno di entrambi questi finti jolly:
Le dimensioni della crescita demografica di alcune nazioni assumono connotazioni quasi abnormi, sotto la spinta di una forte immigrazione. Due esempi su tutti: la popolazione è aumentata in Spagna di 2,3 milioni di abitanti tra il 2019 e il 2025 e crescerà di quasi un altro milione entro il 2027; in Gran Bretagna la popolazione è cresciuta di 3,1 milioni di abitanti dal 2019 al 2025 e aumenterà di quasi un altro milione nei prossimi due anni.
Rispetto al 2019 la popolazione italiana diminuirà invece di circa 833mila abitanti entro quest’anno e di altri 94mila entro il 2027. Analogamente, in alcuni Paesi i consumi pubblici stanno correndo in modo non sostenibile. In Spagna nel 2025 saranno del 18,3% superiori in termini reali a quelli del 2019, quelli dei Paesi Bassi del 17,5%, quelli della Germania del 14%, mentre in Italia la loro crescita sarà limitata a un +6,3%.
La realtà, spiegata bene
Da dove iniziare, oltre che ribadire che ipotizzare l’invarianza della spesa pubblica reale dei paesi è un assurdo metodologico? L’ho chiesto all’intelligenza artificiale, utilizzando per la Spagna i dati a consuntivo del periodo 2020-2024, tratti dall’INE (istituto nazionale di statistica) e le stime per il 2025 della Commissione europea e integrando il tutto con i dati di Eurostat e della Banca di Spagna.
Qui la presentazione:
Andando con ordine: il tasso di crescita del Pil pro capite reale spagnolo nel 2024 è stato del 2,3 per cento (slide 5) e un dato simile si appresta a segnare quest’anno. Per l’Italia, la crescita del Pil pro capite dovrebbe situarsi in un intorno dello 0,5-0,7 per cento. Quindi, anche depurando la crescita del Pil da quella della popolazione e dall’effetto di quello che Fortis definisce, per motivi a me ignoti, lo “squilibrato incremento demografico”, la Spagna cresce ben più di noi. Peraltro, non voglio scomodare Malthus ma a me pare che un incremento demografico possa dirsi “squilibrato” se causa una contrazione del Pil pro capite, non un aumento.
Eh certo, diranno alcuni tra voi: come dice Fortis, la Spagna è drogata di spesa pubblica! Andiamo quindi a vedere dove sta la metrica che rende sostenibile l’aumento di spesa pubblica, e cioè il saldo primario. Vediamo che quest’anno la Spagna avrà un deficit primario di un’inezia, lo 0,1 per cento del Pil (slide 8), conseguito con un deficit stimato al 2,5 per cento del Pil (slide 7). Quindi, minore del nostro.
Ora, mi pare difficile argomentare che la Spagna cresce perché drogata di spesa pubblica e deficit. Se bastasse fare deficit per crescere in modo sostenuto e avere conti pubblici a posto, l’Italia storicamente avrebbe tassi di crescita da Singapore e indebitamento pubblico svizzero. E comunque, ribadisco: “congelare” la spesa pubblica a un anno base scelto arbitrariamente, come fa Fortis per vedere di nascosto l’effetto che fa, è esercizio privo di senso.
Il Pil spagnolo cresce, il saldo primario va verso il pareggio e il prossimo anno il surplus, il rapporto deficit-Pil è inferiore al nostro, l’incidenza della spesa su Pil è stabile da un paio di anni intorno al 45,5 per cento (slide 9). Inoltre, la spesa pubblica incide da alcuni trimestri sulla crescita del Pil complessivo per circa un quarto o un quinto del totale (slide 10).
Ah, e poi vogliamo guardare lo smottamento di posizioni delle regioni italiane nella classifica europea del Pil pro capite, nel periodo 1995-2023? Basta chiedere. Il mondo non ci comprende, l’Europa sbaglia candeggio.
Vabbè, ma una cosa che non ci viene riconosciuta è la nostra vibrante crescita della produttività, no? Debbo dire che Fortis nella sua ricca produzione mai cita questa grandezza e questo concetto (mi chiedo il perché), ma abbiamo un dato anche per quella: nel 2025 in Spagna la produttività totale dei fattori aumenterà di 1,4 per cento (slide 11) mentre la nostra è come le chiacchiere: sta a zero. Anzi, no: flette nel triennio 2024-26. Incompresi.
- Leggi anche: DPFP, l’acrescita italiana (non è un typo)
Comunque la si giri, la Spagna cresce più e meglio dell’Italia. E temo che Fortis non possa aggredire l’ennesima vetrata a mani nude sostenendo che “per forza, la loro crescita è drogata dal PNRR”. Eh no, aspetta…
Scorporate, Fratres
Ma quindi, vi chiederete, quale è il segreto della prodigiosa (a)crescita italiana, pari a circa un terzo di quella spagnola, a livello pro capite? Eccovelo: l’Italia è
[…] un Paese che, costretto dal suo calo demografico, è cresciuto dalla metà dello scorso decennio ad oggi puntando soprattutto sugli investimenti: prima quelli di Industria 4.0, poi quelli in edilizia privata e ora in opere pubbliche con il PNRR.
Capito, miscredenti? Ecco i tre pilastri del nostro segreto. Anzi, della nostra segreta crescita, nel senso che nessuno la vede. E quest’anno, senza il PNRR, saremmo pure in contrazione. Però immagino che, al netto del calo demografico, della spesa pubblica, degli investimenti a debito e dei consumi delle famiglie saremmo in potente espansione, no? Ve lo dico da sempre: scorporate, fratres.
(Immagine creata con ChatGPT Sora)



