Lo Stellone ha traslocato

Non sappiamo se Jean Cyril Spinetta è credente, agnostico, ateo o animista. Resta il fatto che il capo-azienda di Air France dovrebbe ringraziare il padreterno (o chi per esso) per non essere riuscito a comprare Alitalia, settimane addietro. Specularmente, i contribuenti italiani possono solo recriminare per la mancata privatizzazione, e pensiamo avranno modo di farlo in misura crescente nelle prossime settimane.

Ieri a Istanbul si è tenuta l’assemblea annuale della Iata, l’associazione mondiale delle compagnie aeree guidata dall’italiano Giovanni Bisignani, ex capo-azienda di Alitalia. Il prezzo record del petrolio ha costretto a rivedere per la terza volta le stime per il 2008: doveva essere il secondo anno in utile per l’industria, dopo i risultati del 2007 che hanno interrotto sei anni di perdite, ma con quest’ultima revisione al ribasso ”il bilancio torna in rosso”. La Iata, su un consensus per il prezzo del petrolio a 106,5 dollari, stima per il settore un bilancio 2008 in perdita per 2,3 miliardi di dollari. Stima forse ”troppo ottimistica”, avverte Bisignani: se si considera un prezzo del petrolio a 135 dollari le compagnie aeree dovranno sostenere nei prossimi dodici mesi un costo extra per il carburante di 99 miliardi di dollari, e le perdite del 2008 voleranno a quota 6,1 miliardi di dollari.

E’ ”una tempesta perfetta”, spiega il numero uno della Iata: c’è l’effetto del caro-petrolio che pesa sui costi, ma c’è anche il rallentamento globale dell’economia che incide sui ricavi. ”Due sfortune” che, combinate, hanno creato ”una grave situazione di emergenza”. Per ogni dollaro di aumento del barile di petrolio i costi complessivamente sostenuti dalle compagnie aeree aumentano di 1,6 miliardi di dollari. E ”nelle ultime settimane la situazione è drammaticamente peggiorata”.

La Iata da Istanbul lancia l’allarme con una dichiarazione ai governi, che ”devono fermare la tassazione folle”, dicono le compagnie aeree, ma intervenire anche sul fronte della regolamentazione del mercato, delle infrastrutture, del costo dell’energia. Devono ”cambiare le regole del gioco”, dice Bisignani. E non è mancato un accenno al braccio di ferro con Bruxelles sul tema delle emissioni. Per le dimensioni del mercato delle compagnie aeree, e per l’altissimo numero di dipendenti, si rischia ”un forte impatto” economico e sociale. ”Ventiquattro compagnie negli ultimi sei mesi sono state sospese o escluse dalla Iata”, perché hanno sospeso l’attività o sono fallite. Leggi e regolamentazioni ne devono tenere conto.

Di fatto, una riduzione dell’offerta che si adegua alla contrazione della domanda. E porta con sé una elevata probabilità di concentrazione del settore, a livello globale. Con le compagnie a perseguire strategie di breve periodo basate sull’aumento dei prezzi dei biglietti per sovrapprezzo carburanti ed extra, e facendo volare un minor numero di apparecchi per bloccare i costi variabili legati al carburante, che rappresentano il 50 per cento del totale. Per questo motivo, Ryanair (che con un prezzo del petrolio a 135 dollari e un calo del 5 per cento del load factor riuscirebbe comunque a chiudere il bilancio 2008 in pareggio) prevede di tenere a terra il 10 per cento dei propri aerei, il prossimo inverno, mentre British Airways potrebbe arrivare al 20 per cento.

Recessione e qualcosa di più, quindi, nell’industria degli airliners. Logica e raziocinio suggeriscono che oggi nel settore esiste un eccesso di capacità. Il fallimento e la scomparsa dal mercato di un vettore come Alitalia contribuerebbe a ridurre tale eccesso di capacità, almeno in alcuni segmenti di offerta. Ecco perché è assai difficile attendersi la fila degli acquirenti alla porta di Corrado Passera. Azionisti di Air France e contribuenti francesi hanno un motivo in più per rallegrarsi per lo scampato pericolo di non aver acquisito Alitalia. Noi riproponiamo il vecchio quesito: se il nuovo acquirente di Alitalia (ammesso e non concesso che si materializzi) offrirà meno di quanto offriva Air France (2 miliardi di euro, tra ricapitalizzazione ed assunzione del debito del nostro vettore), possiamo attenderci che le ubique e garrule associazioni dei consumatori denuncino qualcuno per danno erariale?

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