Per cercare di risollevare il morale fiaccato dalla pessima situazione domestica, le élites russe si sono scoperte una vocazione divinatoria. In queste settimane stanno riscuotendo grande successo mediatico le profezie del professor Igor Panarin, cinquantenne ex analista del KGB che oggi presiede l’accademia del Ministero degli Esteri che forma il corpo diplomatico russo. Panarin sostiene che oggi vi sia una probabilità del 55 per cento che gli Stati Uniti vadano letteralmente in pezzi, a causa di immigrazione di massa, declino economico (materia in cui la Russia ha indubbia expertise), e degrado morale. Queste concause scateneranno una guerra civile entro il giugno 2010 (ma Panarin qui non è molto preciso, visto che non esclude che l’evento potrebbe verificarsi a luglio dello stesso anno), il cui esito sarà il breakup in sei parti dei fu-Stati Uniti.
E c’è anche il dettaglio, anche se con linee di suddivisione regionale che non tengono conto di storia e tradizione: la California diventerà la “Repubblica Californiana”, e finirà sotto l’influenza dei “vicini” cinesi (bisogna sempre pensare in grande, altrimenti che superpotenza si è?), la “Repubblica del Texas” finirà risucchiata dal Messico, il Canada si prenderà alcuni degli stati del Nord, New York ed ampia parte della East Coast andranno ad ingrossare le fila dell’Unione Europea, ma non sappiamo se adotteranno da subito l’euro. Le Hawaii finiranno sotto protettorato cinese o giapponese, e l’Alaska tornerà alla Grande Madre Russia, da cui proviene. Parola di Panarin, nel cui ufficio fa bella mostra di sé una gigantografia satellitare dello Stretto di Bering.
Quest’ultima ipotesi è certamente la più irrealistica. Panarin non ha immaginato che qualcuno ad Anchorage è già pronto per sventare la minaccia.