Il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, è rimasto coinvolto ieri in quello che ha definito l’ennesimo “disservizio” di Alitalia sulla tratta Milano-Roma. Sul volo in partenza da Linate alle 8.30, giunto all’imbarco, il governatore lombardo si è imbattuto in una doppia sorpresa: Alitalia ha prima dovuto accorpare due voli per ovviare a un guasto tecnico, generando mezz’ora di ritardo, poi c’è stato un errore nel conteggio dei posti assegnati. E così, insieme a Formigoni, che viaggiava con due collaboratori, altri passeggeri si sono ritrovati solo con posti in piedi.
Il presidente della Lombardia avrebbe prima sdrammatizzato: “Cedo tre posti in piedi in cambio di un posto seduto! Almeno limito i danni e arrivo a Roma senza troppo ritardo, i miei collaboratori mi raggiungeranno sul volo successivo…”. Ma poi, avviandosi a prendere il volo delle 9, ha aggiunto in tono più serio: “E’ l’ennesima conferma di quanto sia improrogabile l’apertura della concorrenza. Alitalia continua a collezionare disservizi mentre il Nord piange. Il monopolio di Alitalia sulla rotta Milano-Roma non ha più ragion d’essere”. Fosse solo Linate, il problema.
Malpensa è ormai un aeroporto fantasma ma la Lega, che sul tema del rilancio dello scalo varesino prometteva sfracelli, è divenuta improvvisamente afasica. Nel frattempo l’Enac, nella persona del suo presidente, Vito Riggio, informa che Alitalia ha un tasso di regolarità del servizio del 98 per cento, ma per quanto riguarda la puntualità si scende al 73 per cento, con minimi del 70 per cento al Sud. Riggio, che ha convocato i vertici di Alitalia per discutere proprio dei disagi, ha spiegato che per quanto riguarda la regolarità del servizio, “Alitalia, pur avendo 80 aerei in meno rispetto a prima, ha un tasso di regolarità intorno al 98 per cento, quindi accettabile. Le cancellazioni non sono così alte da creare un problema”. Quella dei ritardi è invece ”una questione che pesa: il dato medio è intorno al 73 per cento, che scende al 70 per cento al Sud. Quindi un volo su 5 o uno su 4 arriva o parte in ritardo”. Tra le cause, Riggio ha citato in particolare le operazioni di terra, troppo lente rispetto a prima e rispetto al resto dell’Europa.
E mentre ci chiediamo per quale motivo queste operazioni siano così lente, cominciano a delinearsi altri tipi di effetti per il mercato italiano, non propriamente virtuosi.
Infatti, oltre ai generosi aiuti di stato, gli italiani iniziano ad affrontare, sempre nel silenzio assordante dei media, gli effetti sulle tariffe.
Sulla tratta Milano-Roma il padanissimo e alitalianissimo Roberto Castelli ha già avuto modo di scandalizzarsi; ma anche fuori dalla Padania, ad esempio sulla tratta Milano-Parigi (controllata quasi interamente da Air France), si registra una robusta inflazione tariffaria, realizzata cancellando le combinazioni di acquisto che, con un mese di anticipo e senza possibilità di modifiche, ti facevano volare da Malpensa a Charles De Gaulle con 90 euro. Adesso di euro ce ne vogliono circa 230. Da notare che da qualche settimana gli aerei viaggiano raramente pieni (mai successo prima), mentre il prezzo del petrolio è abbastanza stabile: quindi nessun discorso di eccesso di domanda o di costi del carburante.
Per la cronaca, quella stessa tariffa che è stata cancellata sulla Milano-Parigi resta invece a disposizione sui collegamenti tra Parigi e Berlino, Madrid, Londra. Potenza dell’italianità.
(ha collaborato MG, un italiano a Parigi)