La Associated Press è caduta a piedi uniti nello scherzo del falso comunicato stampa di General Electric, secondo il quale l’azienda avrebbe donato al governo federale 3,2 miliardi di crediti d’imposta.
General Electric è stata al centro di recenti polemiche dopo che il New York Times ha rivelato che, malgrado 14,2 miliardi di dollari di utili su scala mondiale, di cui 5 miliardi prodotti negli Usa, la società non ha pagato imposte allo zio Sam nel 2010. Il giornale parlava di un beneficio d’imposta di 3,2 miliardi la cui esistenza è stata in seguito smentita da GE.
Secondo il comunicato stampa burla, il Ceo di GE, Jeffrey Immelt, aveva informato l’amministrazione Obama della restituzione di 3,2 miliardi di dollari, oltre all’assunzione di alcune iniziative che ne avrebbero certificato le leadership nella corporate social responsibility. Il comunicato recitava:
«Tutti i nostri sette scudi fiscali esteri sono perfettamente legali. Ma gli Americani hanno chiarito che essi deplorano leggi che consentono l’elusione fiscale. Anche se noi dobbiamo ai nostri azionisti l’utilizzo di ogni scappatoia legale per massimizzare i ritorni sull’investimento – siamo anche in debito verso il popolo americano. Non abbiamo scritto le leggi che ci consentono legalmente di non pagare le tasse. Lo ha fatto il Congresso. Ma noi beneficiamo di queste leggi, ed ora vorremmo condividerne i benefici»
Il comunicato stampa è stato pubblicato su un fake site che ha solo una lettera di differenza rispetto a quello ufficiale del gruppo. Associated Press ha quindi sbagliato indirizzo internet, probabilmente perché ha seguito il testo di una email falsa ed aveva fretta di fare lo scoop. Riscontrare è meglio che reprimere. Lo scherzo è poi stato rivendicato da US Uncut, un gruppo attivista che rivendica azioni di pressione per indurre le aziende americane a pagare la “giusta quota” di tasse. Al di là di ciò, complimenti a General Electric per il tax rate. E qualcuno informi Paul Ryan.