Prendendo spunto da un suggerimento di Claudio Cerasa, proviamo ad elencare alcune mosse di politica economica che sarebbero minimamente utili per la crescita e per la cassa, visto che l’obiettivo è quello di contemperare le due dimensioni. Elenco ovviamente non esaustivo. Il caveat è che molte di queste linee di intervento andavano attuate ad inizio legislatura. Ma di questo bisognerebbe chiedere conto ai prestigiosi membri (in ogni senso) dell’esecutivo.
Dunque, vediamo:
- Previdenza: passaggio immediato ed universale al metodo contributivo per tutti. A latere, lo stesso deve valere per i vitalizi dei parlamentari. Eliminazione delle pensioni di anzianità, aggancio di quelle di vecchiaia a parametri attuariali, partendo dalla base dei 65 anni. Equiparazione di uomini e donne;
- Lavoro: ulteriore decentramento della contrattazione collettiva, su base territoriale e aziendale. Riduzione dei firing costs, con superamento dell’articolo 18 e introduzione di una monetizzazione dell’anzianità di servizio nella risoluzione del contratto di lavoro; superamento dell’istituto della cassa integrazione, sostituito da un sussidio di disoccupazione universale; modifica della rappresentanza sindacale, con piena attuazione ed attualizzazione del dettato dell’articolo 39 della Costituzione, ad oggi largamente inapplicato; obbligo di certificazione e pubblicità dei bilanci dei sindacati;
- Fisco: riordino delle tax expenditures e dei regimi dei crediti d’imposta, per allargare la base imponibile e ridurre le aliquote in ogni caso ciò sia possibile; tassazione dei redditi da capitale ad aliquota marginale Irpef, con franchigia per tutelare i piccoli risparmiatori. Utilizzo dell’extra-gettito per ridurre il cuneo fiscale sul costo del lavoro;
- Privatizzazioni: valutazione preliminare dell’eventuale recupero di redditività, per evitare di vendere ad ogni costo. Eventuali dismissioni sarebbero comunque subordinate ad apertura delle condizioni competitive del settore interessato;
- Costi della politica: riforma del sistema dei rimborsi elettorali, limitato a spese effettivamente sostenute e certificate. In alternativa, dimensionamento di un sistema di rimborsi per elettore (sempre basato sulla spesa storica certificata), ma vincolato al numero di elettori effettivamente votanti;
- Finanza pubblica locale: messa a gara sistematica ad evidenza pubblica, divieto di affidamenti in house o loro forte limitazione a fattispecie precisamente identificate ed all’accertamento della oggettiva impossibilità di tenere una gara; accorpamento di comuni e province di dimensioni minori, in base a valutazioni di costi comparati, anche per dare compiuta attuazione al dettato costituzionale che parla di “aree metropolitane”; rottamazione dell’attuale “federalismo fiscale”; possibilità per i comuni di reintrodurre forme di tassazione sulla prima casa;