I mercati azionari continuano a ritoccare nuovi massimi, di ciclo o assoluti, ma il rally resta per ora confinato a Stati Uniti e Giappone, mentre altri attivi rischiosi, ad esempio quelli del credito, non vi partecipano, con l’eccezione dell’obbligazionario High Yield. Calo dei rendimenti per i titoli di stato.
Il fatto che il rally non coinvolga tutti gli attivi rischiosi potrebbe indicare che i mercati non scontano né una ripresa delle prospettive di crescita globale né una diffusa reflazione, alimentata da condizioni di “denaro facile” ed eliminazione dei rischi potenzialmente catastrofici (tail risk), perché in entrambi questi scenari il recupero di prezzi degli attivi rischiosi sarebbe generalizzato, pur se di differente magnitudine. Ad esempio, in ipotesi di rivalutazione delle prospettive di crescita globale ci si attenderebbe di assistere a buone performance per ciclici, metalli di base ed azionario emergente ma questi attivi, da inizio anno, non stanno registrando risultati particolarmente brillanti. E peraltro le stime di consenso sulla crescita globale non appaiono significativamente mutate negli ultimi mesi, restando nel complesso non particolarmente vigorose, con una revisione al rialzo per il primo trimestre di quest’anno che tuttavia si limita di fatto a recuperare il deludente andamento del quarto trimestre 2012. L’assenza di rilevanti prospettiva di ripresa economica tende a giustificare il mantenimento delle posizioni di peso e durata finanziaria sul mercato obbligazionario.
Sul mercato dei titoli di stato, settimana di recuperi di prezzo e, conseguentemente, di flessioni dei rendimenti. Gli eccellenti risultati del collocamento del nuovo titolo decennale irlandese confermano l’appetito per la periferia dell’Eurozona, con l’eccezione dell’Italia, a causa dello stallo post-elettorale. I breakeven inflation rates espressi dai titoli indicizzati all’inflazione confermano che le aspettative sono per un rialzo degli indici dei prezzi in Giappone e Regno Unito. In questo secondo caso esiste una importante correlazione tra indebolimento della sterlina e successivo picco inflazionistico, fenomeno già sperimentato nel recente passato. Anche l’attesa per la ridefinizione del mandato della Bank of England tende ad innalzare il premio al rischio inflazionistico. Il governatore uscente della BoE, Mervyn King, è stato costretto ad intervenire per frenare il rapido deprezzamento della sterlina. Resta da valutare quanto la tendenza sottostante resti intatta.
Sul mercato azionario, quotazioni in ripresa in settimana, con l’indice S&P 500 ed il Morgan Stanley AC World denominato in dollari che toccano nuovi massimi post-Lehman. Il sentiment degli investitori azionari sugli Stati Uniti è confortato da dati congiunturali robusti, anche se per il momento è presto per ritenere che l’economia abbia superato del tutto indenne l’effetto restrittivo dei rialzi d’imposta di inizio anno e dei più recenti tagli automatici (sequestration).
I mercati obbligazionari a spread hanno visto in settimana la robusta performance degli asset statunitensi, sulla scorta dei positivi dati macro, che confermano la ripresa del paese. L’indice obbligazionario High Yield statunitense si trova ora a ridosso del rendimento minimo storico di tutti i tempi, al 5,7 per cento.
In settimana, materie prime in lieve rialzo grazie ai migliori dati macro statunitensi, ma da inizio anno non si segnalano variazioni di rilievo: l’asset class resta sganciata dal rally del mercato azionario e dell’obbligazionario High Yield perché mancanti di valutazioni attraenti, a differenza del primo, e di un rendimento, a differenza del secondo. Per ottenere una ripresa del comparto è verosimile serva una revisione al rialzo delle prospettive globali di crescita.