Macromonitor – 20/7/2014

Mercati azionari nel complesso laterali, pur se con rimbalzo della volatilità, meglio gli emergenti. Utili statunitensi ed europei del secondo trimestre mediamente meglio delle attese. Le forti tensioni geopolitiche agevolano movimenti difensivi a favore del dollaro e flessioni dei rendimenti dei titoli di stato core.

Le condizioni dei mercati azionari, dopo un rally pluriennale pressoché ininterrotto e con volatilità calante, oltre che con pesante posizionamento direzionale di investitori quali gli hedge fund, giustificano ed alimentano timori per una correzione anche brusca dei corsi, anche se al momento i fondamentali restano pressoché intatti, dominati da un quadro di rendimento pressoché nullo della liquidità. La volatilità implicita a livelli storicamente molto bassi dovrebbe in teoria rendere possibile implementare strategie difensive (ad esempio in opzioni) a costi ragionevoli. I dati macro sembrano confermare che gli Stati Uniti toccheranno nel secondo semestre una crescita annualizzata del 3%, mentre il Pil cinese del secondo trimestre ha per ora alleviato i timori degli investitori, uscendo poco sopra le attese. Riguardo gli eventi geopolitici, dopo il tragico abbattimento dell’aereo malese nello spazio aereo ucraino, al momento i mercati sembrano sospendere il giudizio, o posizionarsi comunque verso un esito negoziale tra le parti in lotta, tale quindi da impedire un effetto contagio.

Restano alcune situazioni certamente enigmatiche, come il contesto di crescita storicamente anemica ma che si accompagna, negli Stati Uniti e nel Regno Unito, ad un drastico calo della disoccupazione, pur in persistente assenza di pressioni salariali al rialzo, e che quindi per ora non sembra dare ragione ai timori di chi vede un trend di cedimento della produttività che rischia quindi di causare l’insorgere di pressioni inflazionistiche che porrebbero fortemente “dietro la curva” le banche centrali dei paesi interessati da tale fenomeno.  Più in generale, vista la situazione attuale, il mercato subirebbe danni non lievi da qualsiasi aumento di incertezza, su crescita ed inflazione; gli investitori, nei prossimi mesi, dovranno quindi formulare ipotesi di scenario scegliendo tra stagnazione della crescita ed inizio di un percorso accelerato di rialzo dei tassi da parte della Fed.

Sul mercato dei titoli di stato, a seguito della notizia di nuove sanzioni occidentali contro la Russia, che ha preceduto di poche ore quella dell’abbattimento di un aereo di linea malese sui cieli dell’Ucraina orientale, le curve dei rendimenti dei mercati sviluppati hanno visto un movimento di appiattimento, con rendimenti in calo di alcuni punti-base soprattutto per l’area core (Stati Uniti, Regno Unito, Germania). Al netto di questi eventi, permangono (e per molti versi si intensificano) condizioni di divergenza macroeconomica tra Eurozona da una parte e Regno Unito e Stati Uniti dall’altra, con questi ultimi che scontano l’avvio di una fase di normalizzazione dei tassi ufficiali che per l’Eurozona appare ancora lontana. In questo momento i paesi emergenti beneficiano, soprattutto sul debito in valuta locale, sia di condizioni globali di bassa volatilità che in alcuni casi di un allentamento monetario che fa seguito ad indebolimento dell’economia.

Sui mercati azionari il saldo settimanale è all’incirca nullo, con i guadagni di inizio settimana che sono stati in seguito cancellati dagli eventi che coinvolgono Russia ed Ucraina. Il Tesoro degli Stati Uniti ha annunciato nuove sanzioni contro la Russia, che di fatto escludono quattro importanti aziende russe dai finanziamenti occidentali a medio-lungo termine. L’opzione di ulteriori sanzioni resta aperta, soprattutto dopo l’abbattimento dell’aereo malese. La reporting season del secondo trimestre è in corso, e sinora ha mostrato negli Stati Uniti sorprese positive medie del 9% sugli utili per azione, battendo il consenso. Anche in Europa i dati sin qui pubblicati sono confortanti, con robusta crescita degli utili per azione su base annuale.

Sul mercato delle obbligazioni societarie, la settimana ha visto un ulteriore allargamento degli spread, con il comparto High Yield emergente e statunitense a fare peggio. Anche i dati settimanali sui flussi evidenziano fuoriuscite dal comparto HY.

Sul mercato dei cambi, la settimana ha visto una lieve ripresa della volatilità, dopo una protratta fase di valori bassi e cedenti. Si tratta comunque di movimenti molto contenuti, soprattutto se raffrontati agli eventi geopolitici in atto, che evidentemente al momento vengono ancora considerati a limitato rischio di contagio. L’evoluzione delle aspettative riguardo pressioni inflazionistiche negli Stati Uniti ed il conseguente percorso dei rendimenti nominali (e reali) rispetto a quanto implicato dai forward è destinato a condizionare l’andamento dei cambi nelle prossime settimane e mesi.

In settimana, materie prime in rialzo di circa l’1% in dollari, guidate dall’energia che ha compensato il calo dei prezzi di agricoltura e metalli preziosi. Ma da inizio mese l’energia resta in calo di circa il 3%, a seguito di notizie del riavvio della produzione libica e dell’assenza di progressi nell’avanzata militare del movimento islamista Isis sul territorio iracheno.

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