Ieri Istat ha pubblicato il conto economico trimestrale delle amministrazioni pubbliche, al quarto trimestre 2015. Da un piccolo aggiustamento contabile è derivato un lieve aumento della pressione fiscale. L’occasione è risultata quindi ghiotta per il consueto lancio dell’Ansa, questa volta (ovviamente) dalle file dell’opposizione. Il tutto scordando una cosuccia chiamata partita doppia.
Scrive Istat riguardo al trattamento,
[…] concordato di recente con le autorità statistiche europee, delle operazioni connesse alla risoluzione della crisi di quattro banche, secondo le decisioni assunte lo scorso 22 novembre dal Governo Italiano e dalla Banca d’Italia. In particolare, le risorse affluite dal sistema bancario italiano al Fondo Nazionale di Risoluzione (pari a circa 2,3 miliardi di euro) sono stati registrate nell’ambito delle imposte indirette (nello specifico “altre imposte sulla produzione”), mentre i fondi trasferiti dal Fondo stesso per coprire le perdite delle banche commissariate (pari a circa 1,7 miliardi) sono stati contabilizzati all’interno delle uscite in conto capitale. In conseguenza della citata revisione delle entrate, la pressione fiscale risulta rivista al rialzo di 0,2 punti percentuali.
Dalla revisione al rialzo della pressione fiscale si è prodotta la pregevole performance del deputato leghista nonché segretario della Lega Nord, Paolo Grimoldi, che si è subito precipitato a dettare queste immortali parole:
«Come volevasi dimostrare. Il conto salato per il salva-Banche voluto dal Governo Renzi per salvare quattro banche amiche, di quattro Regioni rosse, lo pagano i cittadini sotto forma di tasse (…) “Il conto per salvare Banca Etruria, tanto cara alla famiglia del ministro Boschi, e le altre tre banche, lo hanno pagato i contribuenti italiani con le loro imposte. Altro che “cambiamoverso” o “l’Italia riparte”»
Grimoldi non ritiene di chiedersi quale diavolo potrebbe essere, sul piano della stretta partita doppia, la contropartita contabile delle risorse pagate dalle banche italiane al fondo di risoluzione, che Istat ha classificato per convenzione contabile europea tra le imposte indirette. A suo beneficio, segnaliamo che la contropartita è un aumento di spesa pubblica, appostata al conto capitale, per coprire le perdite delle quattro banche risolte. Quindi diremmo che, in prima battuta, il conto “non lo pagano i cittadini sotto forma di tasse”, caro Grimoldi. Il nostro eroe padano possiede un diploma di maturità scientifica, quindi diremmo che non è tenuto a conoscere la bizzarria chiamata partita doppia. Se tuttavia consideriamo che, nella sua pagina istituzionale, egli si definisce “imprenditore”, voi capite che abbiamo l’ennesimo serio motivo di preoccupazione per il futuro di questo paese.
E tuttavia abbiamo limitato i danni: poteva andar peggio, poteva levarsi la voce di qualche esponente di maggioranza (quelli che dicono che gli 80 euro sono “minori imposte” e non maggiore spesa, ma che non arrivano a capire che la copertura serve comunque) a sventolare il “boom della spesa in conto capitale”, al grido di #eccoqualcosadisinistra” e “#Italiariparte. Vediamo la voragine mezza piena, ogni tanto.