Ecco l’ultimo video virale (o auspicato tale dai produttori) proveniente dalla Cina, che con l’iniziativa Belt and Road sta tentando di proiettare la propria potenza internazionale secondo canoni “occidentali”, fatti di cooperazione, tecnologie “green” ed una “comunità di destino condiviso per l’umanità”, niente meno. Nel momento in cui Washington non ha ancora deciso che fare da grande (visto il presidente che si ritrova, diventare adulti appare al momento una chimera), Pechino tenta pure col soft power, un tempo arma culturale occidentale e soprattutto americana, per dare spin al suo progetto neo-globalista.
Affascinante l’operazione “twist” di Pechino, dove la pace e la cooperazione internazionale coesistono con la dottrina e la ferrea presa del partito unico. Un messaggio rap che è un singolare mix tra buoni sentimenti che riecheggiano i valori liberali “all’occidentale” (incluso l'”europeista” Beethoven) ed autoritarismo “sviluppista” asiatico. Ma alla fine, tutto si tiene: la Cina ha un abnorme surplus di capacità produttiva (e di deflazione) da sistemare in giro per il mondo, frutto di decenni di incentivi statali distorti, si regge ancora in via prevalente sul carbone per le centrali elettriche ma ambisce all’ennesimo salto tecnologico ed a divenire faro delle nuove tecnologie a livello globale, preferibilmente vampirizzandole all’Occidente, mediante partnership.
Il mondo ha fame di investimenti: che si tratti dell’indebolita Europa e dei liberoscambisti immaginari della Brexit, della democratura turca di Erdogan, della Russia morente (sotto l’aspetto demografico) ma con la Bomba di Vladimir Putin, dell’Africa perennemente saccheggiata dalle proprie élite o dei paesi sudamericani alla disperata ricerca di dollari per quadrare i conti dei loro populismi tossici e dei loro caudillos. Nel mezzo, gli americani e Donald Trump, per il quale conta solo e soltanto il deficit commerciale bilaterale, in una strategia che la storia ricorderà (ammesso che se ne ricordi) come una delle più stupide mai partorite da Washington nei decenni.
Non è detto che la Cina ce la faccia, in quest’opera di proiezione di potenza, ma ci attendono anni interessanti. Con buona pace delle velleità autarchiche di piccoli e grandi sovranisti e delle loro monetine da svalutare alla bisogna.