(di Giulio Gelibter)
(ANSA) – MOSCA, 23 DIC – Babbo Natale discenderebbe dal mitico Yeti nel quale resterebbero tracce del dio-bestia antico ”progenitore” degli sciamani siberiani che, in occasione del solstizio d’ inverno, portavano come regalo attraverso il tetto funghi allucinogeni? Questa immagine poco rassicurante del personaggio più popolare delle feste di fine anno emerge da ricerche di antropologi, etnobiologi e studiosi del folclore.
Lo Yeti, l’Abominevole uomo delle nevi, è stato segnalato in molte parti del mondo, dall’India alla Cina fino agli Usa e, da tempo immemorabile, in Siberia. Recentemente il biologo e alpinista russo Aleksander Semionov ha ritrovato sulle montagne siberiane dell’Altai, a 3.000 metri di altitudine, una gamba pelosa appartenente ad un essere che camminava in posizione eretta. Analisi successive, condotte dalla locale università di Barnaul, hanno escluso possa trattarsi di un orso, l’alternativa più probabile, o di altro animale vivente o scomparso. Il che lascia aperte per gli studiosi due sole ipotesi: o un ominide sconosciuto o uno Yeti.
Semionov, che in primavera continuerà le sue ricerche, ha detto di aver visto nello stesso luogo del ritrovamento ”grandi orme fresche” che sembrano quelle di uno Yeti.
L’antico essere riapparso nell’Altai risulta, agli esami scientifici, grande più o meno come un Homo Sapiens, ma con gli artigli e il corpo ricoperto di pelo rossiccio: l’immagine tradizionale degli avvistamenti dello Yeti, ma anche di quegli Uomini Selvaggi cui alcuni ricercatori fanno risalire l’origine di Babbo Natale, o del russo Nonno Gelo (Ded Moroz).
Se in Russia, come in Europa occidentale, un ruolo importante nella tradizione di Babbo Natale è attribuito a San Nicola, le credenze contadine fanno risalire Ded Moroz piuttosto all’antico Domovoi, lo spirito pagano che risiede nelle case fatte di pino e di abete e che viene chiamato ”Nonno”. Ma Nonno Gelo appare soprattutto come la sintesi positiva di divinità antico slave, Uomini Selvaggi come Zimnik, signore dell’inverno, e Karaciun, dio malefico del mondo sotterraneo.L’ipotesi che la figura di Babbo Natale discenda da questi dei-bestia o Uomini Selvaggi è formulata in particolare dall’antropologa Phyllis Siefker nel suo libro ”Santa Claus, l’ultimo degli Uomini Selvaggi”, ovvero le divinità primitive che dominavano la vita delle campagne nel Medio Evo. Queste creature impressionanti ”coperte di pelo, fornite di gobba, simili a bestie”, scrive, erano furia e distruzione, ma anche ”responsabili della nascita, della crescita e della fecondità, e intime dei più profondi segreti dell’universo”. Dovevano, come il Rex Nemorensis dell’antico bosco di Nemi sacro a Diana, essere uccise davvero o simbolicamente affinché i cicli vitali continuassero. E da queste figure – che nella mitologia greca assunsero le sembianze di Pan, il dio caprone – emerse, secondo Siekfer, anche Santa Claus. E nelle cerimonie pagane, il dio-bestia, di cui resta traccia nel mito dello Yeti, era, scrive l’autrice, impersonificato dallo sciamano.
Ed è James Arthur, uno tra i più noti etnobiologi, a ricordare che “gli sciamani siberiani usavano e usano il fungo Amanita muscaria come un sacramento religioso” “Essi – dice – entrano attraverso un’apertura del tetto e portano questi funghi (allucinogeni) in grandi sacchi”. Sono vestiti di rosso e bianco, cioè i colori di Babbo Natale, ma anche dell’Amanita, che in Siberia cresce sotto pini e abeti. E le renne, che vivono nel Nord Europa e in Siberia e sono un altro importante simbolo del 25 dicembre, usano anche esse nutrirsi di questi funghi. E per questo, sembra suggerire l’autore, sono capaci di volare trasportando Santa Claus? Arthur continua ricordando che l’Amanita, al fine di non incorrere in un coma fatale, ma anche per rivelare i suoi effetti psichedelici, va mangiato dall’uomo dopo esser stato seccato o cucinato. E i siberiani, dice, seccano questi funghi davanti al fuoco: un’usanza sopravvissuta nel fatto di appendere calze bianche e rosse davanti al caminetto durante le feste.
E il fungo bianco e rosso è anche uno dei ciondoli più usati nelle decorazioni dell’albero di Natale. A confermare le ipotesi di Arthur ci sono gli studi di un altro etnobiologo della cultura psichedelica, Terence McKenna, autore di numerosi libri sull’argomento il quale ricorda che lo sciamanesimo è ”un insieme di tecniche la più importante delle quali è l’uso delle piante psichedeliche”.
E tali piante magiche sono usate specialmente durante il Solstizio d’Inverno, il giorno piu’ ‘oscuro’ dell’anno ma anche l’inizio della nuova ascesa della luce, il “Dies natalis invicti solis” dei romani da cui il nostro Natale discende.
Le sostanze psichedeliche viste non come una droga allucinatoria ma come un cibo degli dei, appartengono a quasi tutte le tradizioni religiose: dal soma indù alla manna mosaica fino all’amrita buddista e all’ambrosia greca. Ma di questo “cibo della conoscenza” solo in circostanze straordinarie l’uomo riusciva ad impadronirsi, o se ne vedeva offrire. Come Adamo ed Eva dal serpente nel Paradiso Terrestre. E come noi da Babbo Natale, suggeriscono studiosi e folclore. Ma in questo caso Santa (Claus) diviene piuttosto, dice Siefker, Satana.
(ANSA).