Bussole

Aperta a New York la Cinquantanovesima Assemblea Generale delle Nazioni Unite, con l’invito del segretario generale Kofi Annan alla legalità internazionale e la tetragona replica di Bush sulla legittimità dell’intervento armato in Iraq. Annan si è distinto negli ultimi giorni per quello che ha tutta l’aria di essere un attacco frontale pre-elettorale a Bush, con l’affermazione, piuttosto sconcertante, secondo cui l’intervento in Iraq sarebbe stato illegale, forse pensando che le “serie conseguenze” previste dalla risoluzione 1441, non fossero una sufficiente legittimazione per l’intervento. Che dire? Certo l’Onu non può rivendicare un magistero morale: lo testimoniano Srebrenica, il Rwanda, oggi il Darfur, e ancora la colossale malversazione del programma iracheno “oil for food” (leggi qui). L’Onu è semplicemente la somma di una molteplicità di paesi, la maggioranza dei quali rappresentativa di regimi autoritari, totalitari, illiberali. L’Onu come tentativo di aggregare culture e “sensibilità” diverse, come tentativo di disinnescare il conflitto di civiltà, quello vero, ancestrale, strisciante, non quello di cui discettano nei nostri decadenti salotti occidentali degli intellettuali saccenti e queruli. Ma l’Onu è anche altro: è la commissione sui diritti umani, dove il gruppo dei paesi illiberali e totalitari con i quali amiamo dialogare e fare business ha la maggioranza, e riesce ad estromettere per un anno gli Stati Uniti. Consigliamo la lettura dell’illuminante articolo di Jeane Kirkpatrick, ex ambasciatrice statunitense all’Onu. Surreale e straniante,il capovolgimento del senso comune, così come lo abbiamo noi deprecati occidentali, che tanto amiamo fare del relativismo culturale. Possiamo fare a meno dell’Onu? Forse no, se abbiamo bisogno di elaborare un denominatore comune, un simulacro di dialogo contro il conflitto di civiltà; forse si, se ci attardiamo a cercare un’interpretazione “legalistica” e non legalitaria, che certifica e cristallizza le stragi di massa, le pulizie etniche e la cultura di morte che ci sta lentamente sommergendo. Ha scritto l’intellettuale statunitense di sinistra Paul Berman, nel suo bellissimo libro “Terrore e liberalismo”:

“Bush senior lavorò seriamente per formare la coalizione, e lo fece con una notevole abilità, finché, quando ebbe finito, la sua alleanza arrivò ad estendersi ideologicamente fino alla dittatura del Baath in Siria, non molto diversa dalla dittatura del Baath in Iraq. I despoti medievali dell’Arabia Saudita presero posto nella grandiosa coalizione. L’alleanza si rivelò una banda pirata di terroristi, dittatori, re, antisionisti, magnati del petrolio e criminali da strapazzo. Era terribile da guardare. Era l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite”.

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