Pubblicato il 20 dicembre dall’Istat il dato sulla disoccupazione italiana nel terzo trimestre dell’anno. Curiosamente, i media hanno scelto pressoché all’unanimità di fornire il dato non destagionalizzato, cioè non corretto dagli influssi stagionali e dal numero di giorni lavorati, che mostra una disoccupazione al 7.4 per cento, mentre quello destagionalizzato è stabile all’8.1 per cento. Al contempo, riprendendo il commento dell’Istat al dato, giornali e telegiornali hanno iniziato a stracciarsi le vesti richiamando il fatto che, a tale contenuta disoccupazione, ha contribuito la contrazione delle forze-lavoro, con la riduzione del numero di quanti stanno attivamente cercando un lavoro. E’ questo il fenomeno dei lavoratori “scoraggiati” che, secondo l’Istat, resta particolarmente preoccupante tra i giovani e nel Mezzogiorno.
Se i media avessero utilizzato i dati “statisticamente corretti”, avrebbero constatato due cose:
1) La disoccupazione non è calata nel trimestre, ma è rimasta stabile all’8.1 per cento;
2) Non c’e stata alcuna flessione delle forze-lavoro e nessun fenomeno di lavoratori scoraggiati;
La morale è che, dando la notizia nel modo in cui è stata comunicata, si sono fornite due informazioni “eclatanti” (disoccupazione in calo, ma grave emergenza sociale dei lavoratori che gettano la spugna nella ricerca di un’occupazione) che hanno contribuito a “far titolo” mentre, se si fosse data l’informazione “statisticamente corretta”, di fatto non vi sarebbe stata alcuna notizia.
Come noto i numeri, sottoposti a tortura, confessano qualunque cosa, e le esigenze dell’informazione che non informa pongono un’ipoteca sempre più seria sulla capacità dei cittadini di comprendere e partecipare alla vita pubblica.