Pacchetto Bersani, un buon inizio

Il Consiglio dei Ministri ha approvato la manovra correttiva ed il pacchetto di misure di liberalizzazione presentate dal ministro per lo Sviluppo economico, Bersani. Proviamo ad analizzare e commentare i principali punti del provvedimento.

Con una norma del decreto legge si abrogano le disposizioni normative e regolamentari che prevedono la fissazione di tariffe obbligatorie fisse o minime e il divieto di pattuire compensi parametrati al raggiungimento degli obiettivi perseguiti. L’effetto ipotizzato dovrebbe essere quello di ridurre le parcelle professionali ed eliminare l’ipocrisia di legali che oggi ad esempio non possono (formalmente) chiedere compensi legati all’entità dei risarcimenti ottenuti. Con un’altra norma si abroga il divieto, anche parziale, di pubblicizzare i titoli e le specializzazioni professionali, le caratteristiche del servizio offerto e il prezzo delle prestazioni. Misura che dovrebbe consentire ai consumatori di conoscere la tipologia di servizi offerti, e produrre effetti sinergici con l’eliminazione delle tariffe minime obbligatorie. Inoltre, viene abrogato il divieto di fornire all’utenza servizi professionali di tipo interdisciplinare da parte di società di persone o associazioni tra professionisti, intervento che dovrebbe contribuire ad irrobustire la posizione competitiva internazionale degli studi professionali italiani.

Nell’ambito della RC Auto, viene abrogata la figura dell’agente monomandatario, cioè vengono eliminate le clausole anticoncorrenziali per la vendita in esclusiva delle polizze Rc auto, e viene introdotta e regolamentata la disciplina dell’indennizzo diretto. Ciò dovrebbe produrre pressioni ribassiste sui premi di polizza, riducendo i tempi di liquidazione dei sinistri e favorendo il consolidamento del rapporto fiduciario tra assicurato ed impresa di assicurazione, che dovrebbe contribuire a ridurre le frodi ed i costi di sistema.

Riguardo i farmaci, quelli da banco o di automedicazione non soggetti a prescrizione medica (che rappresentano il 10 per cento di tutti i medicinali venduti) potranno essere venduti al pubblico presso gli esercizi commerciali. La vendita è consentita durante l’orario di apertura dell’esercizio commerciale, in una parte della sua superficie ben definita e distinta dagli altri reparti, con l’assistenza di uno o più farmacisti laureati ed iscritti al relativo ordine. Sono, comunque, vietati i concorsi, le operazioni a premio e le vendite sotto costo aventi ad oggetto farmaci. Inoltre, lo sconto sul prezzo indicato dal produttore o dal distributore sulla confezione di ogni farmaco può essere liberamente determinato da ciascun distributore al dettaglio, purché sia esposto in modo leggibile e chiaro al consumatore e sia praticato a tutti gli acquirenti. Viene abolito così il tetto massimo di sconto del 20% introdotto dal precedente governo. Il farmacista può essere titolare di più farmacie, associarsi per gestire più esercizi e non è più tenuto a rispettare il confine territoriale provinciale per lo svolgimento della propria attività. Viene, infine, eliminata l’incompatibilità tra attività all’ingrosso e attività al dettaglio. Queste misure rispondono alle raccomandazioni avanzate dall’Antitrust mesi addietro, e che potete leggere qui;

Altro intervento interessante è quello con il quale viene abrogata la previsione legislativa che consente all’erede di un farmacista di continuare per molti anni ad essere titolari della farmacia di famiglia senza essere laureato ed iscritto all’albo, mirabile esempio di classismo italico.

Nei passaggi di proprietà si prevede che l’autenticazione degli atti e delle dichiarazioni aventi ad oggetto l’alienazione di beni mobili registrati e rimorchi o la costituzione di diritti di garanzia sui medesimi può essere richiesta anche ad un qualsiasi Comune ed ai titolari degli Sportelli telematici dell’automobilista che sono tenuti a rilasciarla, gratuitamente salvo i previsti diritti di segreteria, nella stessa data della richiesta, salvo motivato diniego. Ciò contribuirà ad abbattere tempi e costi dei passaggi di proprietà ed a rivitalizzare il mercato.

Riguardo i conti correnti bancari, si prevede che qualunque modifica unilaterale delle condizioni contrattuali deve essere comunicata espressamente al cliente per iscritto, secondo modalità immediatamente comprensibili, con preavviso minimo di trenta giorni. Viene così eliminata la normativa in base alla quale dovevano trascorrere 15 giorni dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale per produrre gli effetti degli aumenti delle spese di conto corrente. Entro sessanta giorni dal ricevimento dalla comunicazione scritta, il cliente ha diritto di recedere senza penalità e senza spese di chiusura e di ottenere, in sede di liquidazione del rapporto, l’applicazione delle condizioni precedentemente praticate. Più criptica la disposizione in base alla quale le variazioni dipendenti da modifiche del tasso di riferimento devono operare sia sui tassi debitori sia su quelli creditori. A nostro giudizio, la norma dovrebbe interpretarsi nel senso che ogni tasso, attivo o passivo, che l’istituto di credito determini attraverso il riferimento ad un parametro, deve variare al variare del parametro stesso. Facciamo un esempio: se un cliente gode di un tasso sul conto corrente è pari al tasso di rifinanziamento della Banca Centrale Europea meno 1 punto percentuale, ed è anche affidato ad un tasso pari al tasso Bce più cinque punti percentuali, ogni volta che il tasso chiave della Banca Centrale Europea verrà variato, al nostro cliente dovrà essere applicata la variazione tanto sul rapporto a suo credito che su quello a suo debito. Se è così, possiamo obiettare che sono poche le banche che agganciano i tassi attivi per la clientela a parametri di riferimento “istituzionali”, e quindi l’effetto di tutela del consumatore dovrebbe essere vanificato. Questo provvedimento ci appare farraginoso e non in linea con la prassi di un’efficace liberalizzazione a tutela dei consumatori.

Riguardo i taxi, viene previsto che i Comuni possano bandire pubblici concorsi e concorsi riservati a chi è già titolare di licenza taxi (in deroga alle attuali disposizioni) per l’assegnazione a titolo oneroso di licenze eccedenti la vigente programmazione numerica. Nei casi in cui i comuni esercitino tale facoltà, i soggetti assegnatari delle nuove licenze non le possono cedere separatamente dalla licenza originaria e devono avvalersi, sotto la propria responsabilità, di conducenti il cui contratto di lavoro subordinato deve essere trasmesso all’amministrazione vigilante entro le ore 24 del giorno precedente il servizio.
I proventi derivanti dall’assegnazione a titolo oneroso delle nuove licenze sono ripartiti tra i titolari di licenza taxi del medesimo comune che mantengono una sola licenza. Quest’ultimo punto evidenzia la creazione di una forma di indennizzo a favore dei titolari di una sola licenza, che vedrebbero il proprio asset patrimoniale depauperato in caso di aumento delle licenze. L’intervento sui taxi non appare convincente, perché si limita ad intervenire (pur se correttamente) sull’aspetto patrimoniale delle licenze, ma nulla dice riguardo a quello reddituale, cioè alla fissazione delle tariffe. Il risultato verosimile consisterebbe nella ripartizione dello stesso fatturato su un maggior numero di licenziatari. La liberalizzazione delle tariffe della corsa provocherebbe un aumento del fatturato complessivo a disposizione dei tassisti, poiché è verosimile che l’elasticità della domanda di corse in taxi rispetto al prezzo è maggiore dell’unità.

Se siete arrivati a leggere fino a questo punto senza esservi assopiti, ce ne rallegriamo.

Che giudizio esprimere su questi interventi? Complessivamente positivo. Si tratta di un primo passo verso l’introduzione di maggiore competizione nella prestazione di servizi, finora apparsi come le braci sotto cui cova il fuoco di inflazione e rendita di posizione tutte italiane. Intervento certamente non risolutivo ma che rappresenta innegabilmente un progresso rispetto al vuoto pneumatico che ha caratterizzato l’attività del precedente governo in quest’ambito. Riguardo la manovra correttiva, restiamo dell’opinione che l’entità dell’intervento sia stata drammatizzata dal governo, attraverso la deliberata sottovalutazione delle condizioni di accelerazione della crescita, che sta finalmente beneficiando anche l’Italia, e che sta già traducendosi in una ripresa del gettito fiscale.

Attendiamo gli ulteriori interventi, ma è confortante il fatto che finora abbia prevalso la linea raziocinante del ministro dell’Economia, che predilige il taglio di spesa all’inasprimento fiscale con prevalente finalità ideologica. Un suggerimento operativo per la rifondazione della CdL: comprarsi un buon testo introduttivo di economia, come questo, farselo tradurre (se del caso) e trarre da lì il proprio programma economico. Non dovrebbe essere difficile.

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