Isole

Arnold BoecklinL’isola dei morti (1880)

Ci sono, in questo quadro, degli elementi essenziali che vengono utilizzati dal pittore per alludere a qualche altra cosa.
Ci sono il mare, le rocce, i cipressi, la barca: questi sono gli elementi reali, ma Boecklin con questi vuole farci sentire il silenzio, vuole farci sentire l’immobilità della Morte e anche, forse a suo modo, la sua bellezza, perchè questo era il modo di sentire di Boecklin, così ognuno di noi può proiettare su questo quadro gli elementi inconsci della propria psiche relativi al problema della Morte, ciascuno a modo suo ma in un modo che è compreso da tutti.

Robert Gligorov, Isola, (2006, lambda su dbond 180×160, ed.3), courtesy Galleria Pack Milano e b&d Milano

In Isola Gligorov si rifà a “L’isola dei morti” di Arnold Böcklin, un quadro denso di simbologie per l’atmosfera silente e onirica che l’artista attraverso una elaborazione digitale stravolge immettendo – nello scenario familiare ai napoletani dei faraglioni capresi – i grattacieli del centro direzionale.

Nel lavoro di Gligorov non si può prescindere dal fatto che egli desidera provocare “spaesamento”, perchè l’arte non deve essere omologazione; l’opera d’arte, come anche le persone, non vanno troppo spiegate, devono essere idealizzate; e l’artista non deve condurre per mano per fornirne l'”interpretazione autentica”, perchè altrimenti è come farne una radiografia. L’inganno deve invece proiettare lo spettatore verso un’elaborazione e visione “uniche” dell’opera.

In “Isola” l’inganno gioca sull’idea di costruzioni contemporanee che si sostituiscono alle “caverne preistoriche”, è un gioco tra passato e futuro. Gligorov vuole far riflettere (o meglio, riflette egli stesso) sul sottile filo che lega la preistoria e l’evoluzione. L’umanità non è mai troppo lontana dall’età della pietra: in una mano abbiamo il cellulare, dall’altra lanciamo pietre e aggrediamo (le pietre delle lapidazioni, le pietre lanciate contro il potere ed i suoi simboli) e il suo lavorare sul simbolo evoca uno stato d’animo surreale.

Isola è un inganno: nell’arte contemporanea si usano nuovi mezzi, la fotografia, i nuovi supporti, se ne parla su internet. Si potrebbe pensare ad un nuovo rinascimento, ma l’arte non fa mai nulla di nuovo: l’arte rielabora, è solo una variazione sul tema (anche Boecklin rielabora un paesaggio). Quello che fa l’arte invece è essere  portatrice di un archetipo, e questo è il “simbolo semantico” di cui si fa portatrice quest’opera.

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