Di tutti i probabili responsabili della forte correzione dei mercati azionari globali, in atto da alcuni giorni, sono soprattutto due i principali indiziati: la riduzione del carry trade sullo yen giapponese e l’apparente deterioramento macroeconomico dell’economia statunitense. Proviamo ad analizzarli.
Lo yen è oggi salito al massimo da quasi tre mesi contro dollaro e le borse asiatiche hanno esteso il movimento ribassista, inducendo gli investitori a ridurre gli investimenti rischiosi finanziati indebitandosi in yen. Negli ultimi 5 giorni lo yen ha guadagnato il 4.6 per cento contro dollaro, l’11 per cento contro il rand sudafricano (una valuta ad alto rendimento) ed il 6.8 per cento contro la sterlina, nuovo massimo dallo scorso ottobre, per effetto del riacquisto, da parte degli investitori, di yen destinati a ripagare prestiti accesi nella divisa giapponese, l’essenza del carry trade.
Il mercato appare quindi in modalità di riduzione del rischio, e tutti i cross valutari contro yen stanno venendo interessati dal movimento. A ciò si aggiunge il rapporto governativo che mostra che le aziende giapponesi stanno investendo a passo più rapido delle attese, circostanza che rafforza la probabilità di un aumento dei tassi nipponici. Il dato dell’investimento può indurre il governo a rivedere al rialzo, il prossimo 12 marzo, la propria stima di crescita del prodotto interno lordo del quarto trimestre 2006, che mostrava una crescita del 4.8 per cento annualizzato, la migliore da oltre due anni. Continua su Epistemes.org