Oligopolio teatrale

E’ bello avere un governo che non stacca mai, neppure ad agosto. E che, con eccezionale tempismo, scatena la nuova caccia all’untore (dopo i gestori di telefonia mobile sui costi di ricarica ed i tassisti), identificato nelle compagnie petrolifere, colpevoli di aver creato un perfido oligopolio. Il casus belli, studiato a tavolino per esplodere in occasione del primo esodo estivo, è stato rappresentato dall’allargamento della forbice di prezzo medio italiano rispetto alla media europea. I motivi possono essere i più disparati, ma a monte occorrerebbe valutare la significatività statistica di tale allargamento, concetto certamente alieno a ministri, viceministri e persino (cosa assai più grave) dirigenti del Ministero dell’Industria e commissari Antitrust. E’ lo scotto che paghiamo al dominio degli avvocaticchi nella politica e nella burocrazia pubblica. Per fortuna dei sudditi italiani, ecco giungere l’Eni (compagnia che rappresenta evidentemente il pilastro dell’oligopolio collusivo di cui parla il sottosegretario Grandi, vista la sua quota di mercato) che con grande tempismo abbassa ripetutamente i prezzi alla pompa, scatenando comportamenti imitativi da parte delle altre compagnie. Ma l’Eni è tuttora controllata dal Tesoro italiano. Quindi, si giunge alla conclusione che lo stato italiano è perlomeno corresponsabile della struttura oligopolistica del mercato dei carburanti. E vissero tutti felici e contenti.

Per chi ha tempo e voglia, in questa stagione di torpore mentale ed esistenziale, di leggersi alcune analisi sul mercato dei carburanti, suggeriamo i due post di Epistemes. Diversamente, vi resta sempre l’abituale bar sport; quello è sempre aperto, non troppo inspiegabilmente dati gli standard culturali medi di questo paese.

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