Squillino le trombe: oggi Fiat ha annunciato, come riporta garrula Repubblica, che corrisponderà da subito i futuri aumenti contrattuali. Pensate: ben 30 euro. Ah, comprensivi di indennità di vacanza contrattuale, cioè dell’indicizzazione al costo della vita che scatta nel periodo di tempo compreso tra la scadenza della parte economica di un contratto collettivo e l’entrata in vigore del successivo. Quindi, riepilogando: Fiat anticipa da subito una parte dei futuri aumenti contrattuali, e peraltro al lordo di una componente che l’azienda non può comunque esimersi dal corrispondere.
L’annuncio avviene nel giorno della presentazione dei risultati trimestrali di gruppo, in crescita del 127 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Cosa faranno ora i dipendenti Fiat con tutti questi soldi? Battute a parte, l’obiettivo a cui tendere deve essere il superamento di modelli di relazioni industriali di tipo conflittuale e l’evoluzione verso un modello partecipativo, ove sia prevista una modalità di compartecipazione agli utili, tale anche da destrutturare la rigidità retributiva e normativa del tipico modello di contrattazione collettiva italiana, e mettere le aziende in condizione di gestire meglio le fasi di bassa congiuntura. Altrimenti, al prossimo rallentamento ci troveremo di fronte ai soliti prepensionamenti made in Torino.
Noi, per ora, aspettiamo. Aspettiamo di leggere il contratto integrativo Fiat, il vero banco di prova del potenziale innovativo delle relazioni industriali del gruppo. E dopo questo beau geste di Marchionne, che assieme alle recenti elucubrazioni filosofico-programmatiche gli risparmia pure l’incomodo di mettersi in coda davanti ai seggi delle Primarie ulivistico-democratiche di turno, aspettiamo rassegnati di leggere gli entusiastici scodinzolamenti di qualche socialdemocratico ritardatario. E ritardato. Ma allora, abbiamo una Cinquecento?