Il governatore dell’Illinois, Pat Quinn, succeduto al satrapo Rod Blagojevich, si accingerebbe ad aumentare del 50 per cento l’aliquota statale dell’imposta sul reddito, portandola dal 3 al 4,5 per cento, nel tentativo di colmare un deficit di bilancio che è stimato a 9 miliardi di dollari nel 2010. Oltre a questo intervento, Quinn potrebbe rivedere al rialzo l’addizionale statale sulle imprese (auguri) eliminando alcuni crediti d’imposta, che potrebbero invece essere introdotti per le persone fisiche, per favorire i contribuenti a minor reddito. Da una prospettiva statica, e con credti d’imposta invariati, ogni punto di aumento dell’imposta personale sul reddito produce un gettito aggiuntivo di 4 miliardi di dollari.
Già nel 1989 l’Illinois decise un aumento temporaneo dell’imposta statale sul reddito, dal 2,5 all’attuale 3 per cento. Come si può constatare, non c’è nulla di più definitivo delle misure temporanee, soprattutto fiscali. Previsti anche ritocchi alle tasse su sigarette e benzina, in quest’ultimo caso per contribuire al piano di investimenti in infrastrutture. Superfluo segnalare che queste misure eserciteranno un effetto depressivo sull’attività economica, e a poco valgono le giaculatorie di Quinn che promette, di “tagliare, tagliare, tagliare” il peso dello stato nell’economia dell’Illinois. Per questo, nel breve periodo, l’intervento federale nei conti statali, ad esempio sotto forma di contributi alla spesa sanitaria ed ai sussidi di disoccupazione, sarà importante per evitare che il perseguimento del pareggio di bilancio a livello statale si trasformi in una gigantesca stretta fiscale pro-ciclica, vanificando le misure nazionali di stimolo.