Illusioni ottiche

Sul suo blog, Jeff Frankels, membro del Dating Committee del National Bureau of Economic Research (quello che si occupa di datare inizio e fine delle recessioni), riflette sull’ultimo dato di occupazione negli Stati Uniti, che ha mostrato una confortante riduzione nel numero di posti di lavoro distrutti dalla crisi. Premesso che i dati mensili sono particolarmente “rumorosi” in termini di fluttuazioni rispetto al trend, e premesso anche che l’occupazione è in linea di massima un indicatore differito della congiuntura, Frankel si concentra sul numero di ore lavorate nell’economia, e sulla loro variazione.

La premessa:

Il totale delle ore lavorate è uguale al numero totale di lavoratori occupati moltiplicato per la durata media della settimana lavorativa per il lavoratore medio. La durata della settimana lavorativa tende a rispondere ai punti di svolta più rapidamente del numero di impieghi. Quando la domanda rallenta, le imprese tagliano il ricorso allo straordinario, e in seguito ricorrono ai lavoratori part-time o in alcuni casi impongono il tempo parziale ai lavoratori a tempo pieno, prima di licenziare. Per contro, quando la domanda aumenta, le imprese tendono a terminare il tempo parziale, e se necessario chiedono ai lavoratori di fare gli straordinari, prima di procedere a nuove assunzioni.

Armati di questa regola del pollice, andiamo ad analizzare il dato di occupazione del mese di giugno, e scopriamo che la durata della settimana lavorativa media è calata al minimo dal 1964, e che non solo le ore lavorate sono diminuite in maggio, ma che il loro calo è stato sostanzialmente in linea con la riduzione sperimentata dall’inizio della crisi, in settembre. Quindi, per Frankels,

Le ore lavorate suggeriscono che la moderazione di maggio nella perdita di posti di lavoro può essere stata un’aberrazione mensile. Se le aziende fossero realmente in procinto di assumere, perché starebbero tagliando più che mai le ore lavorate dagli attuali dipendenti?

Già, perché? Il maggior candidato al ruolo di aberrazione resta il Net Birth/Death Model, introdotto dall’Amministrazione Bush nel 2001, e all’origine finalizzato a considerare il numero di impieghi creati dalle nuove imprese, grandezza che sfugge alla analisi tradizionali, che tendono a sottostimare la creazione di occupazione soprattutto durante le fasi di ripresa ciclica. Sfortunatamente, durante le recessioni il modello tende a mascherare fittiziamente la distruzione di occupazione, e i 220.000 impieghi da esso “generati” in maggio, che hanno contribuito a ridurre la distruzione di occupazione, potrebbero essere solo virtuali.

Caduta dalla scogliera
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