Percorso di guerra

Mentre i dati macroeconomici continuano a indicare una riduzione della velocità di caduta dell’economia, ed in attesa dell’agognata stabilizzazione, alcuni recenti tendenze rischiano di far deragliare il lento convoglio della ripresa. Le segnala David Rosenberg, ex chief economist di Merrill Lynch ed attualmente rientrato in patria, in Canada, dove lavora sul buy side per un asset manager locale. Nello specifico, i prezzi al dettaglio dei carburanti sono aumentati in quaranta giorni di un dollaro al gallone, e questo si tradurrà in un drenaggio di spesa discrezionale equivalente a 130 miliardi di dollari su base annua. A ciò si aggiunge il rimbalzo di 60 punti-base dei tassi ipotecari, che ha causato un crollo di quasi il 60 per cento nei rifinanziamenti di mutui. Mettiamoci pure il calo dello 0,2 per cento nei guadagni medi orari in maggio, e giungeremo alla conclusione che è piuttosto difficile attendersi un contributo determinante alla ripresa da parte del consumatore.

Nel frattempo, il Congressional Oversight Panel, la cui funzione è il monitoraggio delle condizioni dei mercati finanziari e del sistema regolatorio, richiede una revisione allo stress test delle banche, lamentando che la loro metodologia è in pratica come la ricetta della Coca Cola (cioè segreta), che per motivi ignoti le proiezioni si arrestano al 2010, mentre un ghiacciaio di loans verranno a valle tra il 2011 ed il 2013, e quelli sono iscritti a bilancio a valori storici (nel senso di irripetibili, tanto sono alti), e che tra poche settimane lo “scenario avverso” su cui sono stati costruiti ci sembrerà un boom.

Il buon Timmy Geithner dà il via libera al rimborso dei fondi del TARP da parte di dieci banche, anche se resta il nodo della valutazione del riacquisto dei warrant che le banche avevano venduto al Tesoro, e che ora dovrebbero valere molto di più. Sarà anche la prova che il TARP ha funzionato, come ha subito dettato alle agenzie il predecessore di Geithner, Hank Paulson, ma più propriamente dovrebbe essere la prova che alcune banche non necessitavano di quella iniezione di fondi, attuata solo come schermo per eliminare lo stigma delle istituzioni più deboli, come Citigroup, Bank of America e Wells Fargo. In questa cacofonia, le velleità obamiane di Big Bang della regolazione delle istituzioni finanziarie sembrano già essere state consegnate all’album dei ricordi. I had a dream.

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