Sull’equiparazione tra uomini e donne dell’età pensionabile nel pubblico impiego, per la quale l’Unione europea ha aperto una procedura d’infrazione contro l’Italia, per il premier
“Stiamo riflettendo, ma in un momento di crisi ci pare fuori tempo intervenire in questa direzione. Ne parleremo in Cdm domani”
Che significa “fuori tempo”? Ed esattamente, su cosa staremmo riflettendo? Sulla riduzione del costo medio del lavoro ottenibile sostituendo le pensionate pubbliche “precoci” con precari? Sul rischio di deterioramento dei rapporti con la Cisl di Raffaele Bonanni, proprio oggi indicato da Berlusconi come esempio di sindacalista “di buon senso” col quale è possibile ragionare? Sul numero dei voti che potrebbero essere persi nel pubblico impiego innalzando l’età pensionabile delle donne? Non è dato sapere.
E’ tuttavia interessante questa evoluzione: dallo “scalone Maroni”, due legislature addietro, tentativo neppure troppo coraggioso di piegare la dinamica pensionistica complessiva, ai decennali “scalini Brunetta“, parte integrante di quel troncare e sopire sacconiano (fatto proprio dal premier), quel “non è il momento di intervenire” su alcunché, in materia previdenziale o di mercato del lavoro. L’unico ambito dove il sacconismo passa dalla letargia all’ipercinesi è quello della zelante sollecitudine a voler chiudere in fretta e furia la statolatrica legislazione sul testamento biologico. Non è tempo per le riforme, siamo pur sempre “il governo del fare”, giusto?