I cosiddetti indici dei direttori acquisti, elaborati da JPMorgan e dalla società specializzata Markit, si basano su questionari mensili raccolti presso un campione d’imprese manifatturiere, di costruzioni, servizi e retailers e forniscono un’anticipazione di quanto sta effettivamente accadendo nel settore privato dell’economia, tracciando cambiamenti in variabili quali produzione, nuovi ordini, livelli di scorte, occupazione e prezzi. Si tratta di dati fattuali e non di opinioni, e le metodologie di rilevazione sono uguali per tutti i paesi, in modo da consentire comparazioni. Gli indici sono costruiti come diffusion index, dove un valore superiore a 50 indica espansione, uno inferiore contrazione.
Il settore manifatturiero globale, tradizionalmente tracciato dal JPMorgan Global Manufaturing PMI, evidenzia in agosto il suo picco da 26 mesi e, al livello di 53,1 (da 50 in luglio) segna anche la prima espansione da maggio 2008. Le aree di maggior forza, in questo momento, sono rappresentate da Stati Uniti, Giappone ed economie asiatiche emergenti, mentre l’Europa appare più in ritardo.
L’indice Markit Eurozone Manufacturing Purchasing Managers Index segna in agosto un livello pari a 48,2, ancora in lieve contrazione, quindi, ma in ripresa da 46,3 di luglio. Tra i paesi dell’Eurozona troviamo la Germania al livello di 49,2, pressoché stazionaria, quindi; la Francia a 50,8, con l’indice spinto dalla componente riferita ai nuovi ordini; la Grecia a 51,1. Tra i paesi di Eurolandia in contrazione, la Spagna passa da 47,3 a 47,2; l’Irlanda, altra grande vittima dello scoppio della bolla immobiliare, e che sta attraversando un doloroso ma inevitabile aggiustamento deflazionistico delle partite correnti in regime di cambio fisso, passa da 43,7 a 44.
L’Italia vede il proprio indice accelerare la contrazione, passando da 45,4 a 44,2. Per il nostro paese, a livello di indice disaggregato, Markit rileva che “il tasso di riduzione dell’occupazione manifatturiera è rimasto considerevole”, soprattutto nella grande impresa, come confermato anche dai dati Istat di ieri: siamo ormai giunti al diciannovesimo mese consecutivo di contrazione. I produttori stanno giocandosi una partita mortale, tesa a difendere con ogni mezzo le quote di mercato. Dal Dopoguerra, l’Italia non ha mai fatto segnare due anni consecutivi di contrazione del Pil, ma sembra sempre più probabile che questa assai poco lusinghiera sequenza sia destinata a toccare il valore di tre.
Se vi sovviene che la contrazione italiana è iniziata prima della Grande Recessione nel resto del mondo e d’Europa, non vi sbagliate.
Tutti i dettagli sul sito A Fistful of Euros.
