La borsa dei pirati

Come riporta Reuters, la località di Haradeere, 400 chilometri a nordest di Mogadiscio, un tempo umile villaggio di pescatori, si è riconvertita in un fiorente centro logistico e finanziario a supporto delle attività dei pirati somali. E’ stata addirittura creata una sorta di borsa valori, dove oltre settanta “compagnie” di pirati possono ottenere finanziamenti dalla popolazione per le proprie imprese.

L’articolo segnala il caso di una ventiduenne, divorziata, che ha finanziato una delle bande di pirati con una granata RPG, ottenuta dall’ex marito a titolo di alimenti. Questo investimento ha reso 75.000 dollari in 38 giorni. Molti giovani locali, privi di reali prospettive occupazionali, hanno rinunciato all’idea di emigrare verso l’Europa (e l’Italia), sia per l’aumento dei rischi connessi al tentativo, che per le nettamente migliori prospettive di reddito offerte dall’arruolamento nelle compagnie di pirati, ad esempio come sorveglianti delle imbarcazioni sequestrate.

L’aspetto più interessante è che nel distretto di Haradeere, che è fuori dal già minimale controllo territoriale esercitato dall’ectoplasmatico governo somalo, le compagnie di pirati pagano le tasse alla comunità in proporzione degli utili ottenuti dai riscatti, e tali risorse alimentano investimenti in infrastrutture, inclusi ospedali e scuole.

Se l’articolo è veritiero, e non abbiamo motivo per dubitarne, i pirati avrebbero realmente avuto l ‘expertise per comprarsi Citigroup, ma se non l’hanno fatto avranno avuto buoni motivi.

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