Più Forte, ragazzi

Commentando su il Giornale l’apparentemente positivo risultato del saldo di tesoreria e dell’andamento del fabbisogno del Tesoro in luglio, Francesco Forte si lancia nell’abituale peana in lode a Giulio Tremonti, la cui capacità di tenere fermi i saldi di finanza pubblica anche in un contesto di crescita pressoché nulla è destinato a suscitare l’interesse anche di sensitivi e paragnosti. Fin qui, nessuna notizia. Se non fosse che ad un certo momento Forte si lancia in un’inferenza spericolata sui motivi della riduzione della spesa per interessi che, come noto, è il cappio che il nostro paese indossa intorno al collo da alcuni decenni, ma che oggi dovrebbe essere osservato con maggiore attenzione, visto l’aumento del rapporto debito-Pil causato dalla Grande Recessione.

Per quale motivo, dunque, la spesa per interessi italiana è in calo? Forse perché i rendimenti assoluti di mercato sono diminuiti, nell’ultimo anno? Solo in parte, risponde Forte. Il vero motivo sarebbe

«La credibilità del governo Berlusconi, la solidità del nostro sistema bancario e della solidità patrimoniale delle nostre famiglie hanno contribuito a tenere basso il differenziale fra il tasso d’interesse sui nostri titoli pubblici e quello sui Bund tedeschi»

Spread Italia Germania, dati giornalieri

Mah. Prendete un grafico dell’andamento dei rendimenti di mercato della curva dei Btp: osserverete che nell’ultimo anno tale rendimento è effettivamente diminuito lungo tutta la curva, con sollievo delle finanze pubbliche sulle nuove emissioni. Un anno fa di questi tempi il Btp decennale rendeva il 4,15 per cento, oggi siamo al 3,85 per cento; andamento analogo per il resto della curva dei rendimenti. Bene, diranno i nostri lettori, ma anche in questo caso si confermerebbe la tesi “reputazionale” del paese sostenuta da Forte, o no? Per rispondere proviamo a osservare il differenziale di rendimento tra Btp e Bund sulla scadenza decennale. Osservate:

Come potete notare, fino alla metà di aprile tale differenziale stava intorno agli 80 centesimi di punto percentuale. In corrispondenza della crisi dell’euro il dato si è impennato, toccando quasi i 180 punti-base. E’ solo nelle ultime settimane, e a seguito del convincimento del mercato (non è dato sapere quanto fondato) che Eurolandia non si sfalderà, che si è innescato un rally dei paesi periferici, Italia inclusa. Ci siamo mossi in sincrono con altri, in quanto paese “ad alto beta”, cioè ad alto rischio potenziale. Questo secondo voi significa “tenere basso il differerenziale fra il tasso d’interesse sui nostri titoli pubblici e quello sui Bund tedeschi“. Se la risposta è affermativa, complimenti: siete molto immaginifici.

E peraltro restiamo lontani da quegli 80 punti-base da cui siamo partiti. E pure lontanissimi dai 20 punti-base di cui godevamo prima dello scoppio della crisi, un’era geologica addietro, quando a Palazzo Chigi sedeva lo sciagurato Prodi e a via XX Settembre c’era il neo-consulente del governo greco, Tommaso Padoa-Schioppa. Osservate quest’altro grafico, che va a ritroso nel tempo di alcuni anni, e capirete meglio cosa intendiamo quando esprimiamo scetticismo sul trionfalismo del governo e di Forte.

Spread Italia Germania, dati settimanali

Altra pedante notazione tecnica: poiché l’Italia in questi mesi sta rifinanziando un imponente volume di titoli del proprio debito, e poiché la curva è molto ripida (cioè il rendimento dei titoli a breve scadenza è di molto inferiore a quello dei titoli a lunga scadenza), un cambiamento nella composizione per scadenza delle nuove emissioni del Tesoro, con riduzione della vita media del nuovo debito, potrebbe produrre significativi risparmi della spesa per interessi, a parità di ogni altra condizione. Forte ha verificato questo dato? Può escludere che sia andata così? Dal suo articolo non si coglie.

Per farla breve: come spesso gli accade quando parla di Tremonti e del governo, Forte smette i panni dell’economista e indossa quelli del supporter. Non è gravissimo, e siamo abituati a vederlo in azione en travesti. Il problema, come sempre, e soprattutto in questo paese, sono i non sequitur e (ciò che è peggio) le realtà inventate di sana pianta ad uso propagandistico.

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