Il livoroso ministro del Lavoro e del Welfare, Maurizio Sacconi, non è un nazista, e ritiene quindi che
«Le politiche pubbliche si occupano della famiglia naturale basata sul matrimonio e della natalità più in generale, anche di quella fuori dal matrimonio»
Tiriamo un sospiro di sollievo, dopo aver letto il proclama integralista di Sacconi di questa mattina, alla Conferenza nazionale sulla famiglia:
«Le politiche pubbliche che si realizzano con benefici fiscali sono tarate sulla famiglia naturale fondata sul matrimonio e orientata alla procreazione»
Sappiamo che Sacconi ha un tratto caratteriale piuttosto ben definito: se è in disaccordo con qualcuno, ritiene necessario assumere un’espressione livida che necessita funzionalmente di prese di posizione “forti”, che spesso finiscono contro un muro di cemento armato o, in altri casi, di ben precisa sostanza organica.
Nel caso odierno qualcuno deve avergli fatto notare che il suo proclama mattutino, ricreando (anche in ossequio ad una nobile tradizione letteraria) la figura dei figli bastardi, rischiava di essere un monumento all’incoerenza di un governo che meritoriamente intende, tramite l’ennesimo disegno di legge delega (campa cavallo), ottenere una misura di civiltà quale l’equiparazione tra figli legittimi e naturali, con pieno ed inopinato avallo anche di Carlo Giovanardi, che tuttavia questa mattina non ha voluto farsi mancare nulla, e si è esibito nell’abituale sgangherata fatwa contro le biotecnologie.
Sacconi, si diceva: un po’ più di cautela non guasterebbe, ministro. Ma comprendiamo il nervosismo: in fondo, questi sono l’esecutivo e la maggioranza che si genuflettono al Family Day e combattono strenuamente contro la prostituzione di strada proprio in contemporanea con le pubbliche dichiarazioni di un leader per il quale “amare le donne” sembra invariabilmente essere sinonimo di scopata mercenaria. In villa, però: la Morale (con la maiuscola) è salva.
Ah, a proposito di sostanze organiche e di collegamenti tra cervello e bocca, questa mattina l’iracondo Sacconi aveva definito “una stronzata” la più che probabile carenza di risorse pubbliche necessarie a sostenere ‘sta benedetta famiglia. Per Sacconi invece il problema non si pone, e ve lo dimostra pure:
«[…] ma non dimentichiamo quanto spendiamo per la famiglia. Non avremmo il grande debito pubblico che abbiamo se non avessimo una forte spesa diretta e indiretta, attraverso il fisco»
Avessimo saputo prima che i nostri conti pubblici sono stati scassati non da una classe politica di cleptocrati bensì dal sostegno alle famiglie, avremmo smesso immediatamente di recriminare. A volte siamo proprio ottusi.