Ma non è che in un paese normale, a prescindere dai formalismi giuridici su ciò che differenzia le associazioni di privati cittadini dalle aziende, Gianfranco Fini si sarebbe comunque dimesso?
Ma forse anche questo è uno degli innumerevoli sintomi dell’infezione berlusconista: la forma che prevale sulla sostanza anche di fronte alla palmare evidenza, la “revocabilità a vista” delle solenni promesse, anche di quelle “sulla testa dei miei figli”, lo stupro di coerenza e logica, l’obliterazione del concetto di opportunità, politica e non. Non diventeremo mai come l’America (pur con tutti i suoi difetti), dove la rottura di un pledge (sia sotto forma di giuramento di pubblico ufficio che di parola data nel dibattito politico) espone a tali e tante ondate di riprovazione e biasimo da impedire la sopravvivenza politica dei contravventori alla regola. Ma il pensiero che, alla fine dei giochi, saremo di questo passo costretti a rivalutare il democristianismo coerente di Claudio Scajola ci getta nel più cupo sconforto.