Macromonitor – 3/4/2011

I rialzi azionari di questa settimana portano gli indici in prossimità del picco ciclico toccato solo un mese fa, cancellando i ribassi indotti dal sisma giapponese, dalla perdurante crisi nordafricana e mediorientale ed ignorando le recenti revisioni al ribasso delle stime di crescita mondiale. Durerà?

Circa le conseguenze del sisma giapponese, tra gli investitori si è formato un consenso che prevede una ripresa a forma di V già entro l’anno per Pil e produzione industriale. Se ciò non dovesse accadere, in molti finiranno col dubitare della ripresa, soprattutto se il prezzo del greggio dovesse proseguire nell’attuale tendenza ascendente, mentre il passo dei consumi statunitensi si è indebolito rispetto a quello della produzione.

Ciò porta ad interrogarsi se il secondo trimestre di quest’anno si rivelerà simile a quello del 2010, quando l’indebolimento dei dati macro sollevò timori di ricaduta in recessione, guidando il mercato ad una correzione del 15 per cento. Ricordando che già oggi gli indicatori di sorpresa positiva sui dati macroeconomici sono in arretramento, nel brevissimo termine l’attenzione dei mercati si focalizzerà sull’avvio della earnings season statunitense del primo trimestre.

Sul mercato del reddito fisso, i titoli di stato hanno perso terreno per la seconda settimana consecutiva, sulla scorta dell’ulteriore sorpresa negativa dell’inflazione in area euro, ed in generale di alcuni commenti meno concilianti dal versante della Fed. I rendimenti obbligazionari hanno ora ritracciato gran parte del movimento di flight to quality compiuto a marzo. I rischi inflazionistici e l’apparente imminenza della stretta monetaria delle banche centrali sono le maggiori forze avverse al calo dei rendimenti. Per contro, il rallentamento di attività derivante dal sisma giapponese potrebbe frenare nel breve termine i rialzi dei rendimenti di mercato.

Pesante sottoperformance settimanale per la periferia europea. L’emissione di titoli a scadenza breve da parte del Portogallo sembra aver rinviato il “giorno del giudizio”, ma non di molto, soprattutto dopo che la revisione al rialzo del rapporto deficit-Pil portoghese per il 2010 ha aumentato il deficit di credibilità del paese nel perseguimento degli obiettivi di risanamento fiscale. I nuovi stress test delle banche irlandesi confermano gli scenari peggiori, con un ulteriore buco di capitale di 24 miliardi di euro, anche se il governo di Dublino pare aver fatto retromarcia riguardo la possibilità di infliggere perdite anche agli obbligazionisti senior. L’atteso intervento di sostegno finanziario di medio termine da parte della Banca centrale europea non si è concretizzato, verosimilmente per contrasti interni all’istituto guidato da Jean-Claude Trichet.

Sul mercato azionario, settimana di sovraperformance degli emergenti rispetto ai paesi sviluppati. I flussi di portafoglio suggeriscono che gli investitori sono ancora sottopeso di emergenti. I primi segni di successo nella stretta monetaria attuata dalle banche centrali depongono a favore di uno scenario di soft landing che renderebbe nuovamente attraente l’investimento in emergenti. In prospettiva, molto dipenderà dall’affermarsi di un effettivo decoupling, in caso di rallentamento dei paesi sviluppati.

Le materie prime sono in rialzo di circa il 2 per cento in dollari nella settimana, guidate da agricoltura e materie prime, che compensano un calo di circa il 3 per cento nei metalli di base. Forte rally del mais, per effetto di un rapporto del Dipartimento dell’Agricoltura statunitense che segnala scorte inferiori alle attese, a conferma delle perduranti condizioni di sbilancio tra domanda ed offerta causate da condizioni meteo fortemente avverse, lo scorso anno. Segnalato anche l’aumento delle superfici dedicate a coltivazione di mais e grano, nella prossima stagione, che potrebbe contribuire al riequilibrio. In settimana, correzione di quasi il 5 per cento per il rame, a seguito dell’ennesimo aumento del coefficiente di riserva obbligatoria per le banche cinesi e dell’incertezza per l’evoluzione della domanda che il sisma giapponese causerà, attraverso interruzioni alla catena globale di offerta.

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