Inizio d’anno con azionario globale e materie prime in rialzo e stabilità su tutte le asset class. Sulle valute, euro ancora cedente contro dollaro.
La prima settimana dell’anno, quella in cui si dovrebbero porre le basi per la visione di allocazione dell’intero anno, sembra confermare quanto già visto lo scorso anno: liquidità e titoli di stato statunitensi hanno scarsa attrattività se considerati isolatamente, ma ne riacquistano a fronte delle incertezze prodotte dal contesto macroeconomico, provenienti soprattutto dal debito sovrano dell’Eurozona e dall’immobiliare cinese.
La politica monetaria statunitense pare iniziare ad esercitare un impatto, rendendo attraenti gli asset americani. Per contro, il rischio di un collasso dell’Eurozona resta ancora troppo elevato, ed i policymakers dell’area non appaiono ancora agire di vero concerto. Tale situazione mantiene gli investitori a distanza. Il Giappone resta alle prese con i propri problemi di sempre: debito e crescita di lungo periodo. L’Asia emergente è dipendente dall’economia cinese, e si trova quindi nell’incertezza circa l’evoluzione della bolla immobiliare di quest’ultima.
Il maggiore rischio che trattiene gli investitori resta tuttavia l’Europa, e l’euro. Lo sforamento del target fiscale in Spagna, le persistenti pressioni sul settore creditizio e l’affermarsi di condizioni recessive hanno più che compensato il rallentamento nel passo di contrazione dell’attività, espresso dagli indici dei direttori acquisti (PMI).
Sul mercato del reddito fisso, le sorprese positive provenienti dai dati statunitensi hanno prodotto lieve pressione ribassista sui prezzi. In Eurozona, per contro, prosegue il travaglio, con spread periferici in ulteriore allargamento, in parte a causa dell’annuncio che il deficit spagnolo sarà superiore al previsto. Anche se il mercato verosimilmente sconta i downgrade sovrani in Eurozona, l’irrisolta questione della ristrutturazione del debito greco (e la persistente incertezza sulla sua gestione) mantiene ancora un elevato potenziale di negatività. Forte attesa, e non potrebbe essere altrimenti, per le aste italiane e spagnole della prossima settimana, che verosimilmente richiederanno un aumento (almeno a livello preventivo) di attività della Bce sul mercato secondario per tentare di mantenere i rendimenti sotto controllo.
Sull’obbligazionario emergente, il processo di riduzione dei rendimenti a seguito di allentamento monetario prosegue ma in modo più lento ed incerto del previsto, mentre l’Ungheria è sotto pressione per la sua architettura istituzionale (che coinvolge l’indipendenza della propria banca centrale) e per le prospettive di finanziamento di emergenza dal Fondo Monetario Internazionale.
Mercati azionari in rialzo nella prima settimana dell’anno, guidati dagli Stati Uniti, che hanno sfruttato una serie di notizie economiche positive. Gli indici di sorpresa nell’attività economica sono ai massimi da metà del 2010, mentre gli indicatori manifatturieri globali hanno fatto segnare il livello più elevato da giugno. Riguardo l'”effetto gennaio”, la spinta rialzista di inizio anno sull’azionario (che si tende a ricondurre ad operazioni di window dressing fiscale, con liquidazione a dicembre dei titoli in perdita e reinvestimento del ricavato ad inizio anno), le evidenze statistiche per gli Stati Uniti non mostrano in realtà rilevanza del fenomeno.
Sul mercato dei cambi, il 2012 inizia con l’apparente disconferma di una nota correlazione: il dollaro infatti si rafforza in presenza di un rally dell’azionario globale mentre ci si attenderebbe l’opposto, come di solito accade in condizioni di maggiore propensione al rischio da circa un decennio, cioè dallo scoppio della bolla delle dot.com, quando il dollaro prese a comportarsi come un asset anticiclico a causa del suo ridotto rendimento. L’indebolimento dell’euro è stato guidato dal persistente stress sovrano, con i negativi dati fiscali spagnoli e l’approssimarsi di un impegnativo bimestre di aste di debito pubblico per l’Italia, in attesa che il premier Mario Monti presenti al prossimo Eurogruppo del 23 gennaio le riforme di struttura pro-crescita del paese. Ulteriori iniziative di policy della Bce, come l’acquisto di debito sul secondario ed un eventuale sostegno diretto ai sovrani, dovrebbero rafforzare l’euro.
In settimana, materie prime in rialzo di circa il 3 per cento in dollari, guidate da petrolio ed oro. Il ritorno sul mercato della produzione libica, unito ad una domanda più debole, dovrebbero puntare a prezzi del greggio in ribasso. Tale ipotesi è attualmente avversata dalle tensioni derivanti dal rischio di un confronto tra Iran e Stati Uniti nello Stretto di Hormuz, dopo il forte aumento della pressione statunitense ad attuare un embargo petrolifero contro Tehran. I metalli di base sono in lieve rialzo nella settimana, per le attese di debolezza della domanda cinese.