Pubblicato da Bankitalia il dato di febbraio del “contributo italiano agli aggregati monetari dell’area euro e le informazioni sintetiche sulle istituzioni finanziarie monetarie residenti in Italia”. Da esso si evince una lieve decelerazione del passo di contrazione della massa monetaria M3 (da meno 3,43 a meno 1,37 per cento) ma soprattutto si osserva che le istituzioni finanziarie monetarie residenti in Italia (IFM: le banche, in estrema sintesi) hanno aumentato il proprio stock di titoli di stato dell’Eurozona di quasi 26 miliardi di euro, portando il totale a 454 miliardi.
In astratto, potrebbe anche trattarsi di acquisti di Bund e di Oat francesi, ma possiamo essere ragionevolmente certi che si tratta di titoli di stato italiani. Nel mese di gennaio gli acquisti netti di titoli di stato erano stati pari a circa 33 miliardi di euro. Abbiamo quindi conferma che le aste LTRO della Bce hanno invertito la tendenza, dopo il mese orribile (novembre 2011), in cui lo stock di titoli di stato detenuti da banche italiane era diminuito di 7 miliardi rispetto ad ottobre, in aggiunta al diluvio di vendite da parte di non residenti, che aveva prosciugato il paese portando lo spread al massimo storico di 552 punti-base, e con esso alla caduta del governo Berlusconi ed all’avvento dell’era Monti.
Ad oggi siamo stati reidratati, quindi. Nel senso che è stato reidratato il settore pubblico dell’area euro, visto che i dati della Bce mostrano (incorporando l’evidente contributo italiano e quello spagnolo) che l’espansione di M3 è stata fatta con un aumento del credito verso i governi (più 6 per cento annuale a febbraio), mentre quello concesso al settore privato si è contratto dello 0,3 per cento, dopo il meno 0,6 per cento segnato a gennaio.
Ora attendiamo i dati del mese di marzo, che forniranno gli esiti della seconda asta LTRO, tenutasi il 29 febbraio. Tutto bene, quindi? Non necessariamente: ora abbiamo banche deboli che comprano titoli di sovrani altrettanto deboli. Noi speriamo che ce la caviamo.