Quella che doveva essere una giornata di tregenda sui mercati europei, dopo gli esiti delle presidenziali francesi e – soprattutto – delle elezioni politiche greche, è finito invece con un discreto rally della periferia sui mercati azionari, soprattutto sulle banche, un recupero dell’euro rispetto ai minimi segnati in Asia nella notte, e stabilità o lieve ridimensionamento di spread e rendimenti. Smentiti i profeti di sventura, anche se è probabile che domani leggerete correlazioni le più fantasiose tra le fasi lunari ed il colore dei calzini di Monti oggi. Noi vi offriamo umilmente i nostri due centesimi e non di più, vista la crisi.
Tutto è cominciato con l’annuncio che, questo venerdì, il governo spagnolo di Mariano Rajoy annuncerà misure di sostegno al terremotato sistema bancario del paese, in particolare una ricapitalizzazione di Bankia, la quarta banca del paese, frutto dell’aggregazione di sette malandate casse di risparmio (tradizionali feudi del Partido Popular), e che è stata additata dal FMI come la maggiore minaccia alla stabilità sistemica creditizia del paese. Il governo potrebbe utilizzare la forma tecnica dei contingent convertible bonds, o Cocos, strumenti ibridi che si trasformano in hard equity (cioè in vero capitale azionario) al verificarsi di determinate condizioni, legate al deterioramento delle condizioni creditizie dell’emittente. Voci non confermate parlano di 7-10 miliardi, che potrebbero essere attinti dal fondo per le ristrutturazioni bancarie (FROB). Ma i problemi resterebbero.
In primo luogo perché la holding di Bankia, BFA, è fortemente sottocapitalizzata, e poi perché di fatto il governo spagnolo semplicemente non possiede fondi sufficienti per ricapitalizzare (rectius: nazionalizzare) tutto il sistema bancario del paese, che sta venendo divorato da crediti immobiliari sempre più tossici. Quindi, a meno che un enorme coniglio esca dal cilindro del governo Rajoy, questa sarà una goccia nel mare. Diciamo che sul mercato esiste un considerevole “corto” e l’annuncio di oggi potrebbe aver quindi indotto delle ricoperture, ma restiamo scettici, anche considerando che in nessun caso al governo di Madrid conviene seguire la sciagurata via irlandese e creare una bad bank che riacquisti i crediti in sofferenza.
L’entusiasmo ha trascinato al rialzo anche le banche italiane, presumibilmente per analoghi motivi di ricopertura. Ma per risolvere la crisi banco-sovrana servono:
- Un rallentamento del passo di consolidamento fiscale;
- Una spinta alla domanda aggregata, anche per via di spesa comunitaria per investimenti infrastrutturali e, soprattutto,
- Massicce ricapitalizzazioni delle banche. Oppure (il che è lo stesso, ai fini dei contribuenti e dei conti pubblici) la liquidazione delle banche insolventi.
Poiché liquidare una banca non è esattamente come chiudere una salumeria, anche in quest’ultimo caso servirebbero/serviranno enormi dotazioni di fondi, che potrebbero venire dal salva-stati. Come che sia, per oggi è tregua, ma non leggete troppo nei fondi del caffè: seguire la via sopra indicata sarà molto difficile, visti gli enormi costi che ciò implica, ma tali costi potrebbero essere di gran lunga inferiori a questo trascinamento di piedi e di cervelli.
Nell’immediato, per noi lettori italiani, l’obiettivo è evitare di leggere inferenze sulla giornata di oggi che nulla c’entrano con la realtà. Siamo sempre degli inguaribili sognatori.