Macromonitor – 5/8/2012

Mercati azionari ancora in rialzo nella settimana che ha visto indiscusso protagonista il presidente della Bce, Mario Draghi, e le scomposte reazioni dei mercati alle sue parole, dapprima in ribasso e poi in rialzo. Nulla di fatto per la Fed.

La settimana si era aperta con grandi attese per una svolta di politica monetaria in Eurozona e negli Stati Uniti. Riguardo i secondi, il FOMC della Fed ha deciso di restare in modalità attendista, e di non annunciare nuove misure. Dal versante fiscale, il Congresso resta in stallo su praticamente tutto, nell’attesa delle presidenziali di inizio novembre, ma all’inizio del nuovo anno fiscale (1 ottobre), potrebbe rendersi necessario un aumento del tetto legale al debito federale.

Dal versante della Bce, Mario Draghi ha annunciato programmi per fornire indicazioni ai comitati della Bce per un possibile supporto ai paesi periferici, condizionato a richieste formali di assistenza sovranazionale. Inizialmente i mercati hanno reagito molto negativamente a tali indicazioni, attendendosi verosimilmente un’azione immediata, ma il giorno successivo paiono aver preso coscienza che il piano di Draghi potrebbe risultare efficace per porre la crisi sotto controllo o, perlomeno (non è peraltro lo stesso concetto) riuscire a piegare i rendimenti dei sovrani periferici.

Draghi muove dalla premessa che rendimenti sovrani così elevati condizionano negativamente la trasmissione della politica monetaria: tale frase riporta così l’eventuale azione della Bce nell’alveo dei trattati che disciplinano l’istituto di Francoforte. In questo aspetto, Draghi non si discosta da quanto annunciato lo scorso anno dal suo predecessore, Jean-Claude Trichet. La differenza con quest’ultimo risiede tuttavia nel fatto che Draghi pone delle condizionalità fiscali e di richiesta formale di assistenza, laddove Trichet aveva invece iniziato il programma di acquisto di titoli di stato (Securities Market Program, SMP), rivelatosi poi del tutto inefficace, anche per volumi di acquisto del tutto insufficienti.

Draghi potrebbe quindi aver più successo, perché impegnato in un vero e proprio negoziato coi tedeschi. Grande importanza avrebbe poi la rimozione della posizione di creditore privilegiato della Bce rispetto ai privati detentori di titoli di stato dei paesi in assistenza. Ancora una volta, quindi, esiste un embrione di risoluzione della crisi ma esistono altrettante incognite, soprattutto politiche. E’ ormai di tutta evidenza che ulteriori misure di austerità finiscono con l’essere disfunzionali e controproducenti, aggravando la recessione ed aprendo nuovi buchi nei conti pubblici, che portano con sé nuove sofferenze ed insofferenze, queste ultime dei paesi del Nord Europa, che vedono in tali deficit una sorta di sanzione morale al fallimento dell’austerità, sbagliando completamente diagnosi. Oltre a questo caveat, servirebbe anche ampliare i fondi salvastati ed avviare processi democratici di controllo fiscale centralizzato.

Dal lato dei dati macroeconomici, gli indici dei direttori acquisti manifatturieri mostrano in media un ulteriore indebolimento, a livelli recessivi, che necessitano di essere compensati almeno da una ripresa del settore dei servizi ed in generale della domanda, ma da questo versante i riscontri restano problematici.

Sul mercato del reddito fisso, titoli di stato poco variati pur se dopo movimenti di una certa ampiezza nei due sensi. In Eurozona, prima tappa fondamentale di questa “nuova” fase sarà la richiesta formale di assistenza da parte della Spagna, che aprirebbe la strada ad acquisti da parte della Bce. Una potenziale criticità è il destino della parte lunga della curva spagnola, che resterebbe priva di un acquirente di peso, visto che la Bce ha annunciato di volersi concentrare sul segmento a breve termine (1-3 anni).

Sul mercato azionario, nuovo rialzo in settimana l’indice globale MSCI World, che recupera il 2 per cento in luglio, dopo il rialzo del 5 per cento di giugno. Questo trend rialzista, malgrado un quadro macro ancora molto debole, è verosimilmente guidato da ricoperture. Come sopra accennato, gli indici di attività manifatturiera restano in territorio recessivo, mostrando peraltro segni di ulteriore deterioramento nelle componenti prospettiche, quali nuovi ordini e scorte di prodotti finiti. Non sorprende, quindi, che i ciclici tendano a performare peggio degli indici azionari.

Sul mercato dei prodotti a spread, nuovi minimi di rendimento per le emissioni a maggiore qualità, ma anche per le obbligazioni ad alto rendimento. Un contesto di crescita debole e bassi rendimenti tendono a produrre domanda per prodotti a più elevato rendimento quali obbligazioni societarie ed emergenti.

Lieve ribasso settimanale per le materie prime, guidato dai metalli base, sulla scorta di dati macro in peggioramento. In generale, la debolezza della crescita globale non depone a favore di condizioni di forza dei prezzi delle materie prime, ma eccezioni possono sorgere in relazione a problemi di offerta, come tende attualmente ad accadere al petrolio, in relazione a situazioni di manutenzione degli impianti del Mare del Nord ed agli effetti dell’embargo contro l’Iran. Anche i prezzi agricoli sono supportati dalle condizioni di forte siccità degli Stati Uniti, la peggiore dell’ultimo mezzo secolo.

Macromonitor si prende una pausa agostana. Buone vacanze, mercati permettendo.

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