Le bombe di Gutgeld e l’ottimismo profumo della mitomania

Almeno in Italia, dalle parti di Palazzo Chigi, si direbbe. Nell’editoriale di questa settimana, sul Financial Times, Wolfgang Münchau ha un’improvvisa epifania, che lo porta a prendere atto e consapevolezza che “la ripresa italiana non è ciò che sembra”. E questa illuminazione, pensate, è insorta subito dopo la pubblicazione della prima stima del Pil italiano del terzo trimestre. Notevole.

L’editoriale si apre con lo sbigottimento di Münchau per una affermazione di Yoram Gutgeld, lo zar della spending review che non vi fu, che ci era sfuggita:

«Penso che per i prossimi 12-24 mesi l’energia liberata dalle nostre riforme significherà che siamo in larga misura immuni ai cambiamenti dell’economia globale»

Questo concetto non è esclusiva di Gutgeld ma gira da qualche tempo nel governo italiano, come una partita di roba tagliata male. L’Italia “isolata” dalla congiuntura globale: in pratica una grande economia chiusa, sulla poderosa spinta dei consumi delle famiglie, galvanizzate dai titanici tagli di tasse (in deficit) del geniale Matteo Renzi, l’uomo che mancava a questo paese per uscire dalle sabbie mobili. Pensate: la Cina esporta deflazione, i paesi emergenti hanno smesso di essere il motore della crescita globale, la Germania ne viene colpita, gli Stati Uniti (che sono una grande economia semi-chiusa) rallentano causa forza del dollaro ed anche per gli influssi negativi dei due grandi partner di confine in ambito NAFTA (Messico e Canada), colpiti dal crollo del prezzo del greggio, eppure l’Italia è isolata dalla congiuntura globale. Ma non è meraviglioso, tutto ciò? Münchau definisce il pensiero di Gutgeld “ridicolo”, a proposito, ma questo non lo troverete tra le #cosedilavoro di qualche mago della comunicazione chigiana. Del resto, che dire di uno che si fa intervistare sempre dal Ft e parla di Jobs Act e 80 euro come di una “bomba atomica“?

Ma Münchau, dopo aver preso atto e coscienza che sinora la “crescita” italiana appare in decelerazione sul ciglio del cupio dissolvi (in ultimi tre trimestri +0,4, +0,3, +0,2), critica anche la composizione della nostra legge di Stabilità, in particolare le scelte di politica fiscale. Poiché obiettivo di Renzi è quello di avere più vincitori che perdenti, esattamente come è stato obiettivo di Silvio Berlusconi, anche gli esiti saranno simili, dice l’editorialista tedesco più anti-tedesco in circolazione. “Invece di riformare pubblica amministrazione e giustizia, Renzi ha tagliato le tasse sulla casa”. Ah, Herr Münchau, questo è ingiusto! Il governo Renzi, come noto, ha realizzato una epocale riforma della P.A., soprattutto nella codifica dello spoils system, e la riforma della giustizia seguirà, che diamine! E poi, abbiamo eliminato il bicameralismo perfetto (bene) e “sapremo chi ha vinto le elezioni la sera stessa”. Ottimo. Ma forse un po’ pochino.

Per Münchau, il problema è la sostenibilità del debito pubblico, in presenza di crescita insufficiente, ed il carico di sofferenze del sistema bancario italiano. Inoltre, con il deficit previsto per il 2016, in caso di shock avverso l’Italia rischia grosso. Ottima intuizione, non ci saremmo mai arrivati. Naturalmente Herr Münchau non si dice contrario a misure volte ad allentare la presa dell’austerità. E però, in caso di shock e con elevato peso delle sofferenze bancarie, il deficit potrebbe finire fuori controllo, Renzi cadere ed essere sostituito da un governo tecnico, e l’Italia potrebbe scoprire che è meglio lasciare l’euro. Qui tratteniamo uno sbadiglio perché il canovaccio è ormai stucchevole. Se e quando lo shock esterno accadrà, l’Italia ristrutturerà il proprio debito pubblico, in caso, senza uscire dalla moneta unica. Ma parliamo dell’abituale futuro e futuribile, e Münchau mostra evidenti segni di logoramento da narrativa. Un po’ come Renzi. Ma le bombe di Gutgeld (dopo quelle del compianto Maurizio Mosca) sono sempre molto godibili, quando ci si vuole svagare dalla triste realtà. Anche se la mitomania appare la vicina della porta accanto dell’ottimismo.

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