I gemelli del teatrino volante

L’ultima riedizione della crisi infinita di Alitalia sta inducendo un florilegio di dichiarazioni, interpretazioni, teorizzazioni che confermano che il Bar Sport Italia è sempre stracolmo di avventori. Dai romantici di sinistra, che ritengono di intravvedere nel no al referendum da parte dei lavoratori Alitalia l’ennesima alba della Nuova Era Progressista, ad editorialisti che riescono ad assimilare questo no a quello al referendum costituzionale del 4 dicembre, per motivi che ci sfuggono. Fino al sindacalismo di base, che mira a nazionalizzazione e, per i più spericolati, anche autogestione (inclusi chitarra e rutto libero, presumiamo). Poi c’è la politica, col suo codazzo di guitti smemorati e strateghi che plasmano il loro quotidiano lancio d’agenzia e di post sui blog in funzione dei borborigmi che sfiatano dai sondaggi.

Oggi si segnala, tra gli altri, il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini. Che ormai da tempo risponde in un unico modo, ossessivo compulsivo ed a prova di senso del ridicolo, anche a chi gli chiede l’ora. È tutto un complotto contro l’Italia:

«È chiaro l’obiettivo di chi governa Bruxelles e dei servi sciocchi che ci governano a Roma da qualche anno. Cantieri, Finmeccanica, i porti saranno i prossimi patrimoni a essere svenduti, su aeroporti hanno già fatto gran parte del lavoro. È chiaro che c’è gente che deprime e deprezza e poi acquista sottocosto». Lo ha detto il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini, a Radio Padania parlando di Alitalia, aggiungendo che «Gentiloni e Calenda e compagni dovranno andare a chiedere il permesso a Bruxelles per fare qualsiasi cosa» (Ansa, 26 aprile 2017)

Beh, si, dovete esserne consapevoli: Alitalia è talmente appetibile che subisce quotidiani attentati da parte di agenti stranieri, che puntano a rilevarla per un tozzo di pane e poi farne la regina dei cieli europei e mondiali. Tutto il complottone è orchestrato direttamente dall’ufficio di Juncker, sappiatelo, ed è certamente colpa dell’euro. Per fortuna Salvini vigila. E per fortuna è anche riuscito a neutralizzare il suo gemello, che tempo addietro si esprimeva in questi termini:

Come accaduto «in Belgio e Svizzera, se una compagnia non riesce a rimanere in piedi con le sue energie, si riparte da capo». Così il leader della Lega, Matteo Salvini, sul futuro di Alitalia a ‘La telefonata’ su Canale 5. Salvini ha fatto autocritica sull’operazione che nel 2008, sostenuta dal governo Berlusconi (“e col nostro contributo”), portò al salvataggio ‘italiano’: «Continuare a rianimare qualcuno che non vuole essere rianimato è difficile» (Ansa, 5 febbraio 2014)

Ed anche:

Quando nel 2008 sfumò l’accordo con Air France «eravamo in maggioranza, ma non rifarei la battaglia per l’italianità di Alitalia: chissenefrega, a me interessano i risultati». Lo ha detto il segretario della Lega, Matteo Salvini, alla presentazione di un libro sulla Cisl al Circolo della Stampa di Milano, sullo sfondo dell’accordo Alitalia-Etihad. «Non è un periodo storico in cui possiamo permetterci bandierine – ha aggiunto Salvini -. Non sono per il sì o il no a prescindere, io ragiono in termini di utilità e convenienza per il lavoratore italiano». Quanto al ruolo che Alitalia avrà a Milano, ha concluso, «a me interessano i livelli occupazionali di Linate e Malpensa, chiunque li garantisca va bene» (Ansa, 14 luglio 2014)

Per fortuna Salvini è riuscito a far sparire dalla circolazione il suo gemello liberista e localista, interessato a rivoltanti soluzioni di mercato, ed ora presidia saldamente il campo nazionalpatriottico, invocando la reazione contro lo Straniero affamatore, a colpi di rotative. Solo i cretini non cambiano mai idea, e Salvini ha negli occhi un evidente guizzo di genialità, come noto.

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