L’oracolo dei litigiosi gemelli Vegas

A riprova del fatto che l’Italia è densamente popolata di figure “istituzionali” che sono autentici oracoli del giorno dopo e dispongono di loquaci gemelli, con i quali ingaggiano spesso singolar tenzone dialettica, il presidente uscente di Consob, Giuseppe Vegas, che poche settimane addietro ci aveva deliziato con i suoi moniti macroeconomici, credendosi il governatore di riserva di Banca d’Italia, ieri è tornato a parlare della triste condizione delle banche italiane sofferenti. E lo ha fatto polemizzando a distanza, nel tempo, col suo gemello.

Parlando in audizione alla Commissione Finanze del Senato nell’ambito dell’indagine conoscitiva per l’istruttoria delle proposte legislative Ue in materia creditizia (che poi sono la prossima cosa su cui gli italiani pesteranno il muso e faranno oh), Vegas non si è sottratto al ruolo che tanto ama, quello del saggio che indica la via al Popolo ed ai suoi rappresentanti pro tempore. Tra le perle di saggezza generosamente dispensate, Vegas ha detto che il sistema bancario italiano non è stato messo in sicurezza per tempo, e ora è tutto maledettamente più difficile e soprattutto costoso. Arriva quindi la bacchettata oracolare all’Italia:

«Nel periodo entro il 2013, tutti i principali Paesi Ue hanno risanato e ristrutturato profondamente i propri sistemi bancari con massicci ricorsi a risorse pubbliche, mentre l’Italia non ha affrontato il problema (se non facendo ricorso alle garanzie pubbliche sulle obbligazioni), anche quando il nodo delle sofferenze stava esplodendo»

Anche perché

«La tempestività è un elemento centrale per la risoluzione delle crisi bancarie. L’Italia oggi paga a caro prezzo i ritardi nella gestione del problema»

Ottimo, sottoscrivo toto corde. Ma che fare ora, quindi? Ah, saperlo. Perché Vegas dice no alla vendita a prezzi di liquidazione delle sofferenze ma -udite, udite- dice no anche ai salvataggi privati, perché noi non siamo la Spagna, signora mia. Perché il caso Popular-Santander,

«[…] mostra che quel sistema bancario ha saputo gestire con tempestività il primo vero caso di applicazione della BRRD»

Un attimo: ma allora la BRRD funziona perché ci sono paesi che sanno applicarla? E quindi non funziona solo per noi, che siamo degli incapaci e perditempo? Anche qui, vai a saperlo. Ma Vegas toglie ogni speranza al viandante, ricacciandogli in gola il gioioso e liberatorio grido: “Facciamo come la Spagna!” Perché da noi

«[…] non sono note le condizioni di redditività prospettica delle banche in crisi e quindi un intervento diretto da parte di altri intermediari potrebbe non rispondere a logiche di sostenibilità nel lungo periodo»

Frase incomprensibile, come ben si conviene ad un oracolo. Le “condizioni di redditività prospettica delle banche in crisi” tendono a non essere conosciute per definizione. Anche perché tutto dipende dall’ampiezza e profondità del salvataggio, ovviamente (ovvio per tutti ma non per Vegas). Se salvi “male” una banca, ad esempio perché non hai voluto toccare gli obbligazionisti senior, serviranno nuove risorse future. Il caso delle quattro cosiddette good bank che tutto erano fuorché good ricorda qualcosa? E quindi che fare, presidente Vegas? Ci illumini. Anche perché lei ha ribadito la sua contrarietà “epistemologica” al bail-in, che sarebbe

«[…] giusto dal punto di vista ordinamentale, è strumento che dal punto di vista economico e morale è assolutamente condivisibile, ma dal punto di vista della sostenibilità finanziaria per un sistema paese nessuno lo vuole perché crea dei problemi forse superiori a quelli che vuole risolvere»

In sintesi: il bail-in funziona, la Spagna lo ha plasticamente dimostrato (forse), ma non funzionerebbe per l’Italia, piagata dal suo eccezionalismo, quello stesso che ci ha regalato i no-euro, convinti che siamo antropologicamente inadatti alla moneta unica. Ribadiamo la domanda, presidente Vegas: e quindi? La tesi del capo della Consob è che le banche in dissesto, ma solo se ubicate in Italia, rischiano di portare a fondo il sistema perché “non se ne conoscono le condizioni di redditività prospettica”. Son cose. Eppure, il gemello di Vegas aveva ben altre idee, solo un anno addietro:

«Iniziative private volte a costituire fondi specializzati negli interventi di ricapitalizzazione del settore bancario e nell’acquisto delle tranche più rischiose in operazioni di cartolarizzazione delle sofferenze sono di estrema importanza». Lo sottolinea il presidente della Consob, Giuseppe Vegas, nel discorso al mercato finanziario. Vegas evidenzia che «potranno offrire risposte efficaci e immediate ai problemi strutturali delle banche italiane» (Ansa, 9 maggio 2016)

Nella disputa col proprio gemello dello scorso anno, periodo in cui Atlante andava ancora di moda e piaceva al potere politico, l’intervento privato era il toccasana. Tutti in cordata, appassionatamente. Oggi che quell’ardito esperimento è tramontato, serve levare il ditino ed ammonire che “la redditività prospettica delle banche in crisi è ignota”, e quindi non si deve infettare la parte sana del sistema.

In Italia ci sono troppe famiglie litigiose, in cui gemelli appartenenti alla classe digerente disputano aspramente tra loro. Per fortuna, se c’è una cosa che a questo paese non difetta, sono pubblici consessi da cui ammonire solennemente. E, come è caratteristico degli oracoli, tutto è chiarissimo ma solo ex post. Altrimenti potremmo prendere coscienza che siamo guidati da insipienza ed opportunismo. E allora sarebbero guai seri.

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