Non è poi lontana Samarcanda

Oggi sui mercati grandinano bombe sul rischio-Italia, il cui genio dello stigma è uscito dalla lampada (come previsto), e non esiste più sul pianeta investitore che non abbia ben chiaro che le prossime elezioni saranno un referendum sull’euro. Sfortunatamente, poiché un referendum sull’euro non può aversi (e non certo per l’aspetto giuridico), nel senso che si arriva al capolinea, perdendo l’accesso ai mercati, molto prima che in Gazzetta Ufficiale siano convocati i comizi elettorali, siamo all’ennesimo appuntamento col destino.

Poiché argomentare a caldo spesso è futile, anche se le conseguenze di questa esplosione del rischio Italia mi sono del tutto evidenti, così come dovrebbero esserlo a chiunque dotato di minimo raziocinio, e poiché l’archivio resta sempre una preziosa risorsa, per oggi mi limiterò a riproporvi un editoriale che scrissi nell’aprile 2014 per StradeOnline. Mi pare ancora attuale, che dite? La valutazione del danno la faremo più avanti.

(Il titolo del post è una dedica, per nulla ironica ma anzi profondamente compassionevole, al presidente della Repubblica ed alle sue nobili intenzioni)

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