Oggi sul Corriere trovate uno degli ormai innumerevoli consigli per l’uso del mondo dispensati da Milena Gabanelli, la principale problem solver italiana, quella che ha una risposta a tutte le vostre angustie, dalla immigrazione all’economia passando per lo smaltimento degli apparecchi elettronici, dalla soluzione della congestione stradale causata dai corrieri dell’ecommerce, alle liste di attesa nella sanità .
Non c’è ambito dello scibile umano e delle italiche angustie che Gabanelli non copra, spiegando sempre con grande pazienza ed indiscussa abilità divulgativa come trarsi d’impaccio, come fosse la versione agli steroidi di Salvatore Aranzulla. Ed anche oggi il consiglio non è mancato, questa volta su come risolvere in pochi semplici passaggi il problema del debito pubblico italiano, senza lasciare alone.
Dopo aver sapientemente mostrato di non capire come dovrebbero funzionare gli European Safety Bonds, la bizzarra cartolarizzazione nata già morta che dovrebbe realizzare gli eurobond sintetici lasciando segregato il rischio nazionale (quelli ve li spiegherò più avanti), Gabanelli passa ad illustrare la geniale proposta di un Dream Team di studiosi tricolori:
«Nell’assoluto vuoto politico una proposta alternativa nasce da un gruppo di economisti italiani, fra cui Marcello Minenna (direttore Consob), Roberto Violi (direttore Bankitalia), Giovanni Dosi (professore ordinario all’università Sant’Anna di Pisa) e Andrea Roventini (professore associato sempre a Pisa), supportati anche in sede Ocse (dal policy advisor del Tuac Ronald Janssen). L’idea è quella di togliere il debito dalle spalle degli Stati — non farne più di nuovo — e assicurarlo attraverso un vero Fondo salva Stati (quello attuale, l’Esm, è sotto lo scacco della Germania). Facciamo un esempio: quest’anno all’Italia scadono un miliardo di titoli di Stato? Quel miliardo va rifinanziato, e il Tesoro lo fa emettendo sul mercato titoli a tassi di interesse più bassi pagando una polizza al fondo, che assicura gli investitori dai rischi. Lo stesso fanno tutti gli Stati membri, man mano che il loro debito scade. Chiaramente la polizza italiana costerà di più di quella francese o tedesca, ma intanto ti levi un rischio, e tempo 10 anni, tutti i Paesi avranno tutto il debito assicurato. A quel punto, con un unico soggetto garante, il debito avrà un solo tasso di interesse uguale per tutti»
Avete provato a spegnere e riaccendere o a staccare la spina? O a fare CTRL-ALT-CANC per vedere quali processi sono “appesi” e terminarli? Ecco, sul debito pubblico italiano lo ha fatto per voi Milena Gabaranzulla. Che si è bevuta a garganella ha trovato semplice e geniale la proposta degli illustri studiosi. Peccato che tale proposta non sia tale, nel mondo della realtà . Vediamo perché. Si dice: ecco il “meccanismo di mercato” per disciplinare gli stati a non fare troppo debito (che è cosa assai diversa dall’etilico “non farne più di nuovo”, di cui invece scrive Gabanelli), secondo i proponenti. Il Tesoro emette al tasso pari al valore di sintesi del rischio di tutti gli emittenti sovrani in pool, ed al contempo paga un’assicurazione simile ai credit default swap per ogni “unità ” di titolo emesso.
In questo modo, argomentano i proponenti, a molto debito corrisponde un elevato premio per il rischio, e questo ci disciplinerebbe. Peccato che gli studiosi parlino solo del premio totale e non di quello unitario. Quest’ultimo, un secondo dopo la firma di questo accordo, prenderebbe un unico valore per tutti i paesi partecipanti. A quel punto, il costo della polizza sarebbe pari al valore del credit default swap unico moltiplicato per il volume di debito assicurato. Ora, anche se non siete principi o principesse del giornalismo d’inchiesta, indagine e denuncia potete -forse- capire che qui di disciplina di mercato c’è nulla, e c’è invece una pura e semplice mutualizzazione del debito. Così evitiamo lo “scacco” dei tedeschi, sia chiaro.
Ecco, direi che se queste sono le famose “proposte” da portare in Europa, “per cambiarla”, possiamo continuare a mangiare tranquilli, sino a fare indigestione. Il passo successivo al mancato accoglimento di questa richiesta di soldi all’Italia è quello di “minacciare in modo credibile” l’uscita dall’euro, e vedere che accade, per maggior gloria della democrazia. Tutto, però, senza intralciare la stagione estiva, sia chiaro, come richiesto oggi da Matteo Salvini:
"Al voto il prima possibile ma non a fine luglio perché ci sono le sacrosante ferie degli italiani". Informeremo anche gli investitori che prima le ferie, poi il default
— Mario Seminerio (@Phastidio) May 30, 2018
Restiamo quindi in attesa del prossimo consiglio di Milena Gabaranzulla, su come farsi esplodere ma senza macchiare la tappezzeria. Restate sintonizzati.
Aggiornamento – Ciliegina sulla torta di uno studio (di cui peraltro non si trova traccia) ripubblicato con adesione acritica, ecco un bel simbolismo nel video di accompagnamento. Ma sapete, è stato un “errore grafico”. A quanto pare, serve un bel border collie anche per i nostri migliori watchdog. O forse, più che Data room, si direbbe Data Rum.
Buongiorno, è stato un errore grafico che ci è sfuggito. Grazie della segnalazione. Ci scusiamo molto e lo cambiamo subito perché non era e non è questo il senso.
— Dataroom di Milena Gabanelli (@DataroomCorsera) May 30, 2018
Aggiornamento (1 giugno) – Dopo la polemica Twitter con Michele Boldrin ed altri economisti, che le chiedevano di rendere noto l’eventuale paper degli studiosi citati, Gabanelli produce una replica piuttosto sconcertante, in cui cita come fonte due link alla stessa fonte, nientemeno che un post di Marcello Minenna pubblicato sul blog cospirazionista filorusso Zero Hedge. Cercate di restare seri, nei limiti del possibile. E guardate questo video: