Mutuate un cervello, potrebbe servirvi in caso di espatrio

In caso vi fosse sfuggito, vi segnalo un articolo apparso ieri su Libero a firma di Paola Tommasi, la laureata della Bocconi divenuta celebre per aver “collaborato con lo staff di Donald Trump” (così narra la sua biografia) durante la campagna elettorale del 2016. C’è soprattutto un passaggio, di questo commento, che merita la segnalazione: dove l’azzardo morale incontra la trielina. Parliamo di mutui. Aspettate a sbadigliare perché merita.

Tommasi parte dalla premessa corretta che chi ha già un mutuo non deve preoccuparsi (se non di perdere il lavoro quando questa follia collettiva si sarà conclusa, commento io), perché il tasso variabile è legato all’euribor, che non c’entra con lo spread mentre il tasso fisso, per definizione, è fisso (non ve lo aspettavate, vero?). Tutto ciò premesso, voi pensate che possano sorgere problemi per chi intende accendere ora un mutuo? Ebbene no, commenta la nostra bocconiana. Con questo ragionamento:

«[…] più alte sono le tensioni sui mercati più cresce la necessità di intervento da parte della Banca centrale europea per ridurre i tassi. E poiché gli interessi che paghiamo sui mutui non seguono l’andamento dello spread bensì quello inversamente proporzionale del tasso Bce o dell’euribor, anch’esso dipendente dalla Bce, più aumenta lo spread più convenienti diventano i nuovi mutui. Se mai il problema inverso ce l’hanno gli Stati Uniti, con l’economia che cresce e la Federal Reserve intenzionata ad aumentare i tassi di interesse. Lì sì che i prestiti diventeranno più cari»

Quindi, par di capire, il ragionamento è il seguente: l’Italia minaccia di farsi esplodere in una stanza di cemento armato; la Bce, mossa a compassione, oltre che per il fatto che è guidata da un italiano (che, come pare essere fermamente convinto Paolo Savona, guida un governing council formato solo da se stesso), si precipita in sella ad un cavallo bianco, e taglia aggressivamente il costo del denaro, spingendolo dall’attuale meno 0,40 a molto, molto più in giù.

Ecco quindi che, secondo Tommasi, a quel punto accendere un mutuo diverrebbe molto conveniente. Ma è geniale, come abbiamo fatto a non pensarci prima? Fate quindi un mutuo con serenità perché se il nostro ricatto immaginario alla Bce andrà in porto avrete tassi stracciati. Ma perché fermarsi qui, mi chiedo? Meglio andare oltre: immaginate che la Bce non ceda al brillante ricatto italiano (ehi, pssst: non cederà, ma non ditelo a Savona), e portate lo scenario alle estreme conseguenze.

L’Italia perde l’accesso ai mercati, il governo blocca i movimenti di capitale, si arrende e chiede aiuto alla Troika o a chi per essa. Arriva una patrimoniale straordinaria sugli immobili ed una depressione economica di magnitudine greca, il prezzo delle case si sbriciola, anche a causa dell’arrivo sul mercato di quelle tolte ai mutuatari impossibilitati a pagare le rate causa crisi. A quel punto, quelli tra voi che avranno ancora un reddito potranno fare un mutuo per comprare casa a prezzo stracciato, sopra un cumulo di macerie e a tassi di vera occasione. Sareste fregati solo se compraste casa ora ed il paese finisse successivamente distrutto. I prezzi delle case crollerebbero ma voi almeno avreste rate calanti, in caso aveste scelto il variabile.

Quindi, da qualunque angolo visuale la si guardi, non temete per i mutui: o riusciremo a ricattare l’Europa oppure finiremo distrutti, ma l’unico esito possibile sarà la convenienza dei mutui. Pangloss era un leopardiano, rispetto alla dottoressa Tommasi. E soprattutto, pare che il vero piano B sia distruggere l’Italia per impedire la fine del QE della Bce. Per quello serve però passare prima dal Piano C, come Contagio. Ma questa argomentazione dall’esito unico mi ricorda molto la pubblicità dello Stock 84, quando ero bambino: “La vostra squadra del cuore ha vinto? Festeggiate con uno Stock 84. Ha perso? Consolatevi con uno Stock 84“. Unico problema era il pareggio. Visto che siamo in un’epoca di grande revival, suggerirei di sostituire lo Stock 84 con la trielina, ed il gioco è fatto.

Unica nota stonata, segnalo la manifestazione di protesta dei pesci, che non intendono farsi avvolgere nella carta che ospita questi fondamentali contributi al dibattito pubblico. Ma sia chiaro: se i pesci vogliono fare politica, si candidino e vediamo quanti voti prendono.

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