Informazione: provincialismo, forma e sostanza

Questo articolo è apparso in esclusiva sul sito Il Barbiere della Sera. E’ un esempio da manuale di denuncia di tutti i vizi, le miserie, le pochezze, le astuzie del giornalismo televisivo italiano, quello che sta diventando una vera emergenza nazionale in un paese lungi dall’essere normale, e che ha ormai eretto la scappatoia a canone etico. In fondo, lo specchio di un paese privo di futuro, e felice di esserlo…

Questa è la cronaca di una grande occasione perduta.

Presentando il nuovo canale all-news della televisione satellitare Sky Italia, il direttore Emilio Carelli aveva promesso: “Puntiamo ad un’informazione di qualità, obiettiva, credibile, ben fatta professionalmente e soprattutto documentata”.
Dopo quanto s’è visto nelle prime giornate di trasmissioni della tanta attesa Sky Tg24, chi si augurava di vedere una versione italiana dell’ottima informazione televisiva prodotta dalla Sky News britannica, sarà sicuramente rimasto deluso.
Probabilmente, lo sarebbe stato meno se avesse fatto attenzione ad un’altra dichiarazione di Carelli, che aveva escluso di puntare a fare “un giornalismo all’americana, che poi non vuol dire nulla”, precisando che: “Porto nei miei cromosomi il modo di fare informazione del Tg5″.
Infatti, il Tg24 è indistinguibile dai soliti tg all’italiana: scarso per quanto riguarda il contenuto giornalistico e pessimo per quanto riguarda il livello tecnico dei servizi.
Anche se si restringe il confronto ai soli telegiornali italiani, il giudizio sullo Sky Tg24 non può che essere negativo.
Questa rete non offre nulla di nuovo – eccettuato il fatto che, in coda a ciascuna notizia, i giornalisti “firmano” i servizi – e l’impressione generale che resta dopo una visione attenta dei telegiornali di Sky Tg24 è che il prodotto informativo è superficiale e dilettantistico.
Inoltre, pure volendo mettere nel conto il fatto che numerosi piccoli problemi collegati alla trasmissione dei programmi, tra cui difficoltà perduranti con il livello audio dei servizi l’audio o il nervosismo e la rigidità di alcuni conduttori, sono assolutamente fisiologici e facilmente migliorabili, i principali difetti rilevati in seguito all’osservazione continuata dello Sky Tg24 nelle giornate di domenica, 31 agosto, e lunedì, 1 settembre 2003, rivelano gravi carenze alle quali sarà difficile porre rimedio in tempi brevi.
L’impostazione dei telegiornali, come la scelta di effettuare un telegiornale della durata di un’ora al mattino e la scelta dei servizi in scaletta, evidenziano una scarsa conoscenza dell’uso che i telespettatori fanno del mezzo televisivo.
In generale, il formato di un’ora andrebbe bene solo se i tg fossero “ricchi” di contenuti, cioè di servizi originali ed interessanti. L’idea di “povertà” viene rinforzato dal fatto che fino a tre servizi sono fatti dalla stessa persona.
La stragrande maggioranza dei servizi sono il risultato di un lavoro frettoloso e superficiale di “taglia e cuci”: il contenuto informativo è minimo, le immagini sono generiche e senza sonoro, per cui pochi secondi dopo la messa in onda del servizio al telespettatore difficilmente resta in mente un solo particolare.
Sfugge la logica in base alla quale si è deciso di far condurre un’edizione serale del telegiornale da 4 conduttrici, per cui diventa inevitabile pensare che questo artificio abbia l’unico scopo di attirare l’attenzione dei media.
Sin dalla prima edizione alle 06.00 è stato mandato in onda un servizio in cui Piero Fassino accusava Silvio Berlusconi di essere il mandante del caso Telekom Serbia, eppure le immagini di del segretario generale dei DS (Democratici di Sinistra), ripreso mentre effettuava queste dichiarazioni al Festival dell’Unità, sono state adoperate soltanto a partire dal pomeriggio.
Nonostante il fatto che il telegiornale ha due redazioni a Padova e Milano, nella giornata di domenica, non è stato mandato un inviato a coprire gli effetti del maltempo nel Friuli; non sarebbe stato difficile effettuare un servizio in un luogo particolare e aggiornarlo con collegamenti in diretta video o perlomeno telefonici.
A questo proposito, non si capisce come mai non è stato effettuato almeno un collegamento telefonico con il governatore della regione Friuli – Venezia Giulia, o con un responsabile della protezione civile per l’edizione principale delle 20:00.
Parimenti, non si capisce la scelta di effettuare nella stessa edizione, un collegamento telefonico dalla Costa Smeralda, dato che l’inviata aveva effettuato diversi collegamenti in diretta video nel corso della giornata.
Da notare anche il fatto che questa stessa inviata ha definito “un segnale politico di fondamentale importanza” un colloquio telefonico – tra Berlusconi e Putin, ad un capo del telefono e George W. Bush dall’altro – di cui ha ammesso di ignorare il contenuto.
E ancora, il servizio trasmesso alle 06.00 dell’inviata in Sardegna conteneva uno stand up, l’inserto in cui l’inviato appare in video mentre parla dal luogo in cui sta effettuando il servizio, che era stato ripreso, in pieno giorno, il pomeriggio precedente.
Adoperandolo in un servizio che veniva trasmesso il giorno successivo, nel momento dell’esordio del nuovo tg, aveva l’effetto di un prodotto alimentare venduto dopo la dato di scadenza.
Servirebbe un maggiore distacco nel confronto dei personaggi politici. Il conduttore che ha effettuato un collegamento telefonico in diretta con il Ministro del Welfare, Roberto Maroni, era ossequioso al punto da creare imbarazzo a chi guardava.
L’edizione principale delle ore 20.00 non aveva un solo servizio che non fosse già andato in onda più volte nel corso della giornata.
Il cosiddetto crawl, la striscia continua di notizie brevi che appare in basso sul teleschermo, è fastidioso e controproducente.
Ricerche effettuate negli Stati Uniti hanno scoperto che i telespettatori che tentano di leggere la striscia non riescono più a seguire il servizio che stanno guardando. Dato che un telegiornale spende tanti soldi per inviare sul campo i giornalisti e ottenere buone riprese, l’uso continuato di questo tipo di strisce o di grafiche troppo ingombranti che invadono lo schermo è un controsenso.
C’è un eccesso di happy talk, il chiacchiericcio tra i conduttori, che vorrebbe ispirare simpatia, ma risulta banale e fastidioso.
E’ altrettanto insopportabile la conduttrice che svolazza spensierata tra le opere d’arte alla Biennale di Venezia, nel corso di “FAD”, il programma di “approfondimento” di arte, costume e spettacolo.
Il formato scanzonato e trendy di questo programma è banale e già visto un infinità di volte, su tutte le reti. In Italia, il programma originale che ha ispirato migliaia di imitazioni è stato “Target” di Gregorio Paolini. Perlomeno, a differenza di tutto il resto, questo programma ha riprese decenti.
Sfugge il nesso tra informazione e “C’è Diaco”. Di sicuro la tv italiana sarebbe sopravvissuta benissimo anche senza questo programma, che sarebbe più appropriato rinominare “L’adulatore”.
La sensazione di vedere un prodotto dilettantistico è stata rinforzata dall’editoriale dello stesso Carelli, nel quale diceva: “Questo non è ancora il telegiornale che vorrei”. Veniva da rispondergli: “Invece di farci vedere le prove generali, chiamaci quando sei pronto a fare sul serio”.

Premesso che i telegiornali italiani si distinguono da quelli americani e di quasi tutti gli altri paesi europei per la faziosità e la scarsa credibilità, l’altro elemento caratteristico è dato dal fatto che la maggioranza dei servizi che vanno in onda nei telegiornali della Rai, di Mediaset e de La7 – e ora su Sky Tg24 – sono prodotti scopiazzando frettolosamente il testo di un lancio ANSA e “sporcandolo” con una spruzzatina di immagini video, aggiunte a caso e, solitamente, mute; cioè senza sonoro ambientale.
Per questo motivo, i servizi dei tg italiani non si possono considerare veri servizi “televisivi”, ma piuttosto servizi “radio illustrati in video”.
Queste carenze tecniche sono dovute al fatto che la stragrande maggioranza dei giornalisti televisivi italiani, compresi i direttori dei telegiornali, ignora l’abc del giornalismo televisivo: ignorano che gli elementi necessari per un servizio includono gli elementi visivi e audio – cioè le sequenze di inquadrature necessarie a confezionare un servizio televisivo e il sonoro ambientale – e gli elementi giornalistici.
Quest’ultimi, sono i “fatti – ciascuna delle quali deve essere attribuita ad una fonte – che si ricavano dalle risposte alle domande: “Cosa?” “Chi?” “Dove?” “Quando?” “Come?” e “Perché?”.
Per confezionare in maniera corretta un servizio televisivo, occorre incorporare tutti questi elementi e scrivere il testo in modo da abbinarlo alle immagini, per ottenere un prodotto finale che assomigli ad un mini-film, con un inizio, una parte centrale e una conclusione.
Anche se purtroppo è vero che lo standard giornalistico-tecnico dei telegiornali italiani è molto inferiore a quello dei migliori tg stranieri, non vorrei che qualcuno pensasse che i giornalisti/tecnici italiani abbiano delle deficienze genetiche che li rendono incapaci di lavorare in modo corretto; la realtà che ho più volte denunciato è il risultato di vari fattori, tra cui:

a)In Italia, è pressoché impossibile imparare a lavorare in modo corretto.

b)La qualità non interessa per cui ai giornalisti/tecnici non viene dato il tempo necessario ad effettuare tutte le riprese/interviste necessarie e neanche il tempo necessario per il montaggio.

c)Ci sono alcuni ottimi giornalisti/tecnici italiani, ma di solito lavorano per telegiornali stranieri, come per esempio la CNN, dove la qualità del lavoro conta.

A ciò bisogna aggiungere il fatto che, nei telegiornali italiani, di solito, i tecnici e i giornalisti vengono assunti per motivi che hanno poco o nulla a che fare con le loro effettive capacità; per i secondi, l’accesso alla professione avviene dopo una selezione che esclude i migliori e l’assunzione in un telegiornale viene decisa in base all’appartenenza politica (la tessera di partito) e/o familiare (conta molto essere figli di giornalisti, di presidenti di banche, mogli e/o amanti di importanti politici o uomini d’affari, ecc.).
La delusione diventa ancora più grande se si pensa che il nuovo telegiornale della Sky è stato realizzato dotandolo di tutte le strutture e le attrezzature occorrenti per fare un telegiornale importante.
A Roma, oltre alla redazione e agli studi situati nel quartier generale in Via Salaria, il nuovo Sky Tg24 dispone di una redazione dotata di tre postazioni di montaggio e uno studio televisivo in centro, a Via della Cordonata, a poche centinaia di metri dalla sede del governo, del Parlamento e dal Quirinale.
Per agevolare la copertura di tutto il territorio nazionale, sono state aperte delle piccole redazioni a Milano (dotata anch’essa di uno studio televisivo), Bologna, Padova, Napoli, Bari e Palermo e, per la copertura delle notizie dall’estero, il telegiornale può contare, oltre che sui servizi che arrivano dalle agenzie video internazionali, sui servizi della rete americana Fox News e della britannica Sky News.
Emilio Carelli descrive così la sua squadra di 80 giornalisti: “Molti trentenni con voglia di scattare e qualche fiore all’occhiello”, ed è giusto dire che l’idea di creare un nuovo telegiornale affidandosi ad un gruppo di giovani volenterosi affiancati da un nucleo di giornalisti esperti sul campo e in redazione non è sbagliata. Vent’anni fa, la mitica CNN, partì proprio in questo modo.
I problemi della Sky Tg24, sono dovuti al fatto che manca (quasi) del tutto il nucleo trainante, indispensabile, di giornalisti esperti, per cui i “giovani” sono mandati allo sbaraglio senza una preparazione adatta e con scarse probabilità di miglioramento.
Oltre a Carelli, che proviene da Mediaset, e che ha molta esperienza come conduttore e giornalista di redazione ma poca esperienza sul campo, gli “anziani” includono l’ex direttore di Telemontecarlo, Ivano Santovincenzo, che riveste i gradi di caporedattore centrale, l’ex vicedirettore del Tg1, Romano Tamberlich, e Nicola Lombardo, già caporedattore della Web Tv della Banca Intesa.
Nella conferenza di presentazione del nuovo canale all news, Carelli aveva promesso di offrire “un nuovo genere di giornalismo televisivo in Italia”, dichiarando che il Tg24 punterà sulle notizie di “prima mano”.
In realtà, non si è visto nulla di nuovo e durante la prima ora di trasmissione la stragrande maggioranza dei servizi erano costituiti da un testo “illustrato” da immagini generiche, senza sonoro ambientale.
Soltanto 2 servizi di “news”, di cui uno dalla Sardegna e uno da Lampedusa – rispettivamente sull’incontro tra il Presidente russo Vladimir Putin e il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e sulle polemiche nate in seguite all’apertura di un centro d’accoglienza per immigrati – e altri due di sport sulle attese dei tifosi romani e bolognesi nella giornata d’apertura del Campionato di calcio di Serie A, erano servizi originali, cioè appositamente prodotti.
Durante tutta la giornata di domenica, i servizi “originali” sono stati veramente pochi e di infima qualità, per cui è inevitabile pensare che l’obiettivo manifestato da Carelli di produrre servizi di “prima mano” e di buona qualità sarà molto ostico da raggiungere.
Infatti, allo Sky Tg24 non c’è nessun dirigente con il know-how necessario, cioè le competenze specifiche giornalistiche e televisive indispensabili per addestrare il personale giornalistico e tecnico che deve coprire le news sul campo, e saper impostare la scelta delle notizie basata sulla produzione di servizi originali.
Sono proprio queste le competenze che Carelli dovrà cercare semmai desiderasse permettere al suo Tg24 di fare un salto di qualità e volesse produrre un telegiornale conforme allo standard giornalistico-tecnico delle più importanti reti giornalistiche mondiali.
Carelli ha detto anche che il suo telegiornale intende puntare sulla copertura delle breaking news, cioè gli eventi imprevisti, contando sul fatto che, per un canale interamente dedicato all’informazione, dovrebbe essere più facile interrompere velocemente la programmazione e modificare i palinsesti per seguire l’evoluzione delle notizie.
Resta da vedere come si comporterà la sua squadra quando sarà chiamata a misurarsi sul campo con il telegiornale de La7, che proprio sulla copertura delle notizie in diretta ha costruito la sua immagine di piccola tv obiettiva e grintosa.
Nel suo editoriale di presentazione, Emilio Carelli ha ribadito che l’obiettivo primario del Tg24 della Sky è di conquistare la credibilità, promettendo ai telespettatori un’informazione puntuale, corretta e equilibrata. Carelli farebbe bene a ricordare che la credibilità di una rete è una qualità che dovrà essergli riconosciuto dal pubblico e – come la reputazione del singolo giornalista – è un attributo che si conquista col tempo, con fatica e molta attenzione, senza poter commettere il minimo errore.
A questo proposito, va detto che l’ obiettività di una telegiornale va giudicata non solo in base a come vengono coperte e presentate le notizie, ma anche in base a ciò che si sceglie di non coprire.
Proprio per rispetto verso i colleghi di Sky Tg24, ho ritenuto doveroso giudicarli con lo stesso metro adoperato con chiunque altro faccia davvero informazione televisiva; a questo proposito, suggerisco un confronto con i telegiornali delle consociate Fox News o Sky News.
In questo spirito, allo stato delle cose, la conclusione inevitabile è che non c’è nessun motivo valido per guardare questo nuovo canale all news.
Volendo fare un’analogia con le competizioni della Formula Uno, Sky Tg24 è una squadra che possiede una macchina potente, ma un pilota che non ha mai guidato un’automobile da corsa e una squadra di meccanici che non sa effettuare i rifornimenti o cambiare le gomme durante la corsa.
Non resta che augurarsi che, superata l’euforia dell’esordio, Emilio Carelli e l’amministratore delegato di Sky Italia, Tom Mockridge, si rendano conto in fretta della gravità della situazione, altrimenti sarà molto improbabile che le cose possano migliorare.

Wolfgang Achtner

Wolfgang Achtner e` docente universitario e l’autore de “Il Reporter televisivo”, l’unico testo italiano sul giornalismo televisivo. La sua esperienza televisiva è il frutto di oltre vent’anni di lavoro con alcuni dei più importanti telegiornali americani, tra cui la CNN e la ABC News.

P.S. A distanza di tempo dalla pubblicazione, questo articolo resta di stretta attualità. Di fatto, Sky Tg24 resta semplicemente l’evoluzione esteriorizzante di tutti gli altri telegiornali italiani, senza reale innovazione di contenuti. Una redazione composta in prevalenza di ragazzotti e ragazzotte con scarsa dimestichezza con i fondamenti del giornalismo, e per ciò stesso profondamente omogenei a gran parte dei loro colleghi italiani. Soprattutto, i giornalisti di Sky appaiono desolatamente sprovvisti di quel bagaglio culturale minimo che è lo spartiacque tra pettegolezzo e analisi della realtà fattuale.

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