I sovietici ottennero grandi risultati manipolando le menti dei loro concittadini, sottoponendo gli anziani a una “riprogrammazione” sia diretta sia indiretta e costringendo la gioventù ad assorbire il verbo ufficiale del governo sovietico. La voluminosa enciclopedia di Stato che mio padre aveva in casa era un costante monito di quanto malleabile fosse la storia sovietica. A distanza di pochi anni, dopo un processo o l’eliminazione di qualche alto papavero, la nostra famiglia riceveva le pagine ufficiali revisionate, e le autorità ci avvertivano di collocarle al posto giusto, bruciando quelle che andavano sostituite.
Natan Sharansky, In difesa della democrazia, ed.it., 2005
Non appena tutte le correzioni che si rendevano necessarie a ogni numero del Times erano state messe insieme e verificate, quel numero veniva ristampato di nuovo, la copia originale distrutta, e la copia corretta veniva collocata nelle collezioni al suo posto. Tale processo di continua trasformazione era applicato non soltanto ai giornali, ma ai libri, ai periodici, agli opuscoli, ai manifesti, alle circolari, ai films, alle colonne sonore, alle illustrazioni, alle vignette umoristiche, alle fotografie… a qualsiasi materiale stampato e comunque documentato che potesse avere un significato politico o ideologico. Giorno per giorno, minuto per minuto, il passato veniva aggiornato. In questo modo qualsiasi previsione fatta dal Partito si sarebbe potuta dimostrare, con prove schiaccianti, perfettamente corretta; né alcuna notizia, ovvero alcuna opinione che fosse in contrasto con le esigenze del momento, era concepibile che rimanesse affidata a un documento. La Storia era un palinsesto grattato fino a non recare nessuna traccia della scrittura antica e quindi riscritto di nuovo tante volte quante si sarebbe reso necessario.
George Orwell, 1984