Invece di riposare durante il fine di settimana, i medici polacchi sempre più spesso si recano all’estero, in particolare in Gran Bretagna e in Irlanda, non per svagarsi ma per offrire assistenza sanitaria al posto dei colleghi locali, che non sono disposti a lavorare nel weekend. Lo ha scritto oggi il quotidiano Gazeta Wyborcza affermando che il nuovo fenomeno riguarda ormai alcune centinaia di medici in Polonia, i quali cercano così di migliorare la loro pessima situazione economica.
Secondo il giornale, per un fine settimana lavorativo un medico polacco in Inghilterra può guadagnare fino a 4.500 euro, mentre il suo stipendio mensile negli ospedali pubblici in Polonia non supera i 750.
Il lavoro dei cittadini polacchi in Gran Bretagna e in Irlanda è diventato possibile con l’apertura dei loro mercati del lavoro in seguito all’adesione della Polonia all’Ue due anni fa.
Secondo Gazeta, che cita il giornale di Belfast Irish News, i primi contratti di ambulatori irlandesi con tre medici polacchi per il servizio durante il fine settimana (senza interrompere il loro impegno in Polonia) sono stati stipulati a luglio scorso. L’interesse dei medici polacchi – che in questi giorni sono peraltro in tutto il paese scesi in piazza, minacciando scioperi, per chiedere aumenti salariali – per questo tipo di contratti, stando al giornale, è in continuo aumento.
Resta da capire se ed in che modo il differenziale retributivo tra i paesi coinvolti in questa forma di “turismo professionale” possa essere, almeno in parte, ceduto a beneficio dei consumatori finali, contribuendo in tal modo a ridurre i costi sanitari di sistema. Non abbiamo ulteriori informazioni sul caso specifico ma è evidente che la Direttiva Bolkestein, nella sua formulazione originaria, mirava proprio ad ottenere simili benefici.