Pare che Marco Pannella, alle prese con la ormai irreversibile crisi del contrassegno elettorale creato con lo Sdi di Boselli, sia nuovamente entrato in una delle sue fasi di elaborazione creativa. L’ennesimo colpo di teatro per galvanizzare e rivitalizzare le sparute e spaurite truppe, peraltro abituate da alcuni decenni agli avvitamenti carpiati del proprio eterno leader.
L’ultima riflessione, nell’imminenza del congresso dei radicali italiani, che inizierà a Padova nella profetica data del 2 novembre, sarebbe quello di un restyling della sfortunata triade di riferimento culturale dei radicali rosapugnanti. Dopo Blair-Fortuna-Zapatero, Pannella si appresterebbe ad innestare la quarta gamba al tavolo dei numi protettori. Chi è il fortunato? Nientemeno che Al Gore, l’ex vice di Bill Clinton e sfortunato sconfitto (nel modo che sappiamo) alle presidenziali del novembre 2000. Il rampollo di una ricca e potente famiglia di politici ed imprenditori del Sud americano. L’uomo che di se’ ha detto di aver inventato internet. Praticamente, un Veltroni ipervitaminizzato.
Perché Al Gore nell’empireo radicale? Perché l’ex enfant prodige del Tennessee avrebbe scoperto gli effetti nefasti dell’effetto-serra sul pianeta Terra, ricavandone un copioso merchandising che include anche un film che è piaciuto molto ai radical-chic politicamente corretti che frequentano il Sundance Festival. Dopo aver appreso questa notizia, non è chiaro se nell’anticamera del barbiere o del dentista, Pannella si sarebbe convinto ad arruolare l’icona dell’ecologismo non marxista nel suo progetto liberal-socialista, per non lasciare il monopolio dell’ambiente ai pecorari di casa nostra.
Pochi dubbi circa il fatto che questo ennesimo spin pannelliano servirà al suo ideatore per monopolizzare il congresso radicale, oltre ad alcune centinaia di ore di programmazione di Radio Radicale. Ma come vivono questa nuova rivoluzione culturale i dirigenti e militanti radicali? Secondo un vecchio e collaudato schema: sconcerto iniziale, analisi successiva e adesione finale alle tesi del Caro Leader. Come scrive Gualtiero Vecellio, cercheremo di capire se “ancora una volta, l’intuizione di Marco non sia quella giusta, al momento giusto”. Non abbiamo dubbi al riguardo. Marco intuisce sempre prima del resto dell’umanità.
Possiamo capirli, i radicali: andati al governo con Blair-Fortuna-Zapatero nei propri sogni, si sono risvegliati sudati e tachicardici, con i santini di Che Guevara, Chavez e don Dossetti sul comodino. Ad oggi, nessun disegno di legge sui Pacs risulta ancora calendarizzato ai lavori parlamentari. Anche la disciplina del testamento biologico è uscita dai radar, sostituita dall’ennesima caciara ideologica sull’eutanasia. Capezzone continua a fare il piccolo falegname, e costruisce tavoli con esiti più mediatici che pratici. Eppure, volete scommettere che alla fine voterà il testo inemendato di una Finanziaria inemendabile? E sapete perché? Perché in fondo, con questi compagni di maggioranza, si può discutere.
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