Un tizio che dichiara di essere editore di una newsletter azionaria affitta una casella postale a un indirizzo di comodo, si inventa roboanti qualifiche accademiche e/o professionali e spedisce delle lettere a potenziali abbonati, magnificando di essere in possesso di un miracoloso software per la selezione dei titoli azionari, basato su complessi algoritmi di screening dell’universo investibile, oltre che su una pluriennale esperienza di investimento, un eccellente track-record e (cosa che non guasta mai) delle buone connessioni nel mondo della gestione di portafogli e della finanza più in generale.
Supponete di essere uno dei destinatari di queste lettere e di ricevere per sei settimane consecutive delle previsioni esatte su un determinato indice azionario. Vi abbonereste alla newsletter? E cosa fareste se riceveste dieci previsioni esatte di fila?
Ecco il trucco. L’editore della newsletter spedisce 64.000 lettere, ad altrettanti potenziali abbonati. Ovviamente, l’uso della posta elettronica gli farebbe risparmiare molti soldi sui francobolli, ma rischierebbe di essere ritenuto uno spammer, e quindi risultare meno credibile o essere ignorato. A 32.000 destinatari egli predice che l’indice in questione salirà nella settimana successiva, e agli altri 32.000 predice che scenderà . Comunque vada l’indice nella settimana successiva, il nostro editore avrà comunque formulato una previsione corretta per 32.000 lettori. A 16.000 di questi egli invia poi un’altra lettera che prevede un incremento dell’indice nella settimana successiva, mentre ai restanti 16.000 prevede un declino dell’indice. Così, quale che sia l’andamento effettivo dell’indice nella settimana successiva, egli avrà fatto delle previsioni esatte per due settimane consecutive nei confronti di 16.000 lettori. A 8.000 di essi invia poi una terza lettera che prevede l’ascesa dell’indice nella terza settimana, e agli altri 8.000 predice invece un declino dell’indice.
Focalizzandosi in ogni fase sulle persone a cui ha fatto solo delle previsioni corrette e ignorando tutti gli altri, il nostro editore ripete questa procedura diverse altre volte, fin quando non rimangono mille fortunati che hanno ricevuto da lui sei “previsioni” esatte in fila. A loro invia un’altra lettera, formulata diversamente, in cui esalta i propri successi e offre la possibilità di continuare a ricevere quei verdetti oracolari sottoscrivendo un abbonamento che costa 1.000 dollari. Se pagano tutti, ecco che un milione di dollari entrano nelle tasche di un signore che non deve assolutamente sapere nulla di azioni, indici, trend o dividendi. Pensate alla sequenza del lancio di una monetina, e avrete la riproduzione della newsletter del nostro editore.
Se questo giochetto è organizzato consapevolmente, è ovviamente illegale. Ma che accade se viene messo in atto da editori onesti, inconsapevoli e superficiali? I mercati hanno una elevata complessità , vi sono moltissime variabili e parametri di successo, ed altrettante possibilità di inventare una storia più o meno credibile.
Gli analisti di borsa (e anche quelli macroeconomici) operano forse nello stesso business dell’editore della newsletter? Non esattamente: ma è tutt’altro che dimostrato che possiedano delle capacità predittive fuori dal comune. Non vi tedieremo con un’esposizione della teoria della random walk dei mercati azionari, né vi parleremo delle ipotesi di efficienza in forma debole, semiforte e forte dei medesimi.
Ma la prossima volta che qualcuno vi chiederà di fidarvi delle sue previsioni (finanziarie e non) mostrandovi la serie (anche documentata o documentabile) dei suoi successi, ricordatevi della sequenza di lancio della monetina e della newsletter finanziaria. Può sempre tornarvi utile. 😉
Troverete questo (e molti altri) segreti del rutilante mondo della finanza e del forecasting economico e finanziario nell’istruttivo e divertente libro di John Allen Paulos, Un matematico gioca in borsa.
P.S. A proposito di capacità persusasive nei confronti degli investitori: pare ne esista anche una tipologia alternativa, oltre a quelle derivanti dal caso: l’acquisto diretto di giornalisti economico-finanziari da parte di società di gestione ed intermediari finanziari (ma anche da big spender quali le case automobilistiche), come mostra questo simpatico happening organizzato a Dubai da Azimut SGR, con il pretesto di presentare la propria trimestrale. Per una volta siamo d’accordo con Franco Abruzzo, presidente di quella struttura medievale che è l’Ordine dei giornalisti: basta marchette e viaggi-merenda.