Una hostess della British Midlands ha fatto causa alla sua compagnia aerea che le proibisce di imbarcarsi con la bibbia quando è di servizio sui voli tra il Regno Unito e l’Arabia Saudita. L’hostess, di mezza età e molto pia, si considera vittima di una intollerabile “discriminazione religiosa”.
La British Midlands vola da Londra verso Riad e Gedda e si difende sostenendo che la messa al bando della bibbia per i voli per e dall’Arabia Saudita è stata decisa su consiglio del Foreign Office e in effetti nel suo sito internet il ministro degli Esteri britannico avverte che in quel paese mediorientale “sono vietati l’importazione e l’uso di sostanze stupefacenti, alcool, prodotti suini e libri religiosi con l’eccezione del Corano”.
Secondo informazioni raccolte dal tabloid Sun un tribunale del Lavoro esaminerà la disputa a gennaio. Un dipendente della British Midlands ha detto al tabloid che l’Arabia Saudita non controlla in modo rigoroso la norma sul divieto della Bibbia e degli altri libri religiosi non musulmani ma che la compagnia aerea è più realista del re per proprio tornaconto: “Non vuole mettere in pericolo la rotta saudita, che vale milioni di sterline…”.
Nei mesi scorsi un’altra compagnia aerea del Regno Unito, la British Airways, si è trovata ai ferri corti con una hostess che si ostinava a voler portare una piccola croce cristiana sull’uniforme. La British ha vinto la causa ma ha fatto marcia indietro davanti alle vigorose proteste della Chiesa Anglicana e delle altre confessioni cristiane.
Che dire? Paese che vai, importazioni vietate che trovi. Restiamo in attesa di quel pilastro dell’ecumenismo noto come reciprocità.