”L’azione compiuta dalle forze israeliane nella Striscia di Gaza è solo la punta dell’iceberg. Per immaginare il resto, bisogna capire in che cosa consiste la vera minaccia”. Lo scrive Enrico Jacchia, responsabile del Centro di Studi Strategici.
”Aver colpito il porto di Ashkelon rappresenta – rileva Jacchia – un eccezionale salto di qualità da parte dei miliziani di Hamas. L’arma usata non è l’artigianale Qassam, ma un vero strumento militare tecnicamente simile, per la precisione del tiro, ai missili a corto raggio che sono nell’arsenale delle maggiori potenze. E’ probabile che queste armi siano state introdotte dal valico con l’Egitto durante il periodo in cui è rimasto aperto nelle scorse settimane. Ma se i miliziani di Hamas sono riusciti a far entrare nella Striscia di Gaza dei Grad, un’arma originalmente di produzione sovietica e della portata di circa 25 chilometri per raggiungere Ashkelon, non c’è ragione di pensare che non riescano ad introdurre missili di lunghezza leggermente superiore con una portata tra i 40 ed i 200 chilometri, come i Zelzal 2 di produzione iraniana.
Che significa? Che potrebbero colpire le zone di Beersheba e Dimona, situate a circa cinquanta-settanta chilometri dalla Striscia ed in cui sono concentrati gli impianti addetti alla forza strategica nucleare israeliana. Non ne conosciamo l’esatta ubicazione né le tecniche di protezione. E’ certo però che un missile che potesse centrare quegli impianti produrrebbe effetti da far impallidire l’incidente di Chernobyl.
”Navighiamo nel buio anche perché lo Stato d’Israele non riconosce di avere capacità atomiche militari. Né sappiamo che misure siano state prese per difendere la zona da attacchi missilistici, finora addirittura inimmaginabili in provenienza da Gaza. Ma la minaccia – conclude Jacchia – è di tipo nuovo e se mettesse realmente in gioco la sicurezza della forza nucleare strategica, fiore all’occhiello della difesa, le contromisure di Tel Aviv sarebbero imprevedibili”. Non sappiamo se questo scenario si realizzerà nei termini descritti da Jacchia, cioè attacchi con target le installazioni nucleari israeliane. Ma se anche il bersaglio dovessero essere aree urbane densamente popolate nell’interno di Israele, l’esito sarebbe molto simile in termini di reazione israeliana. Uno scenario da monitorare attentamente.